Dopo la ratifica dell’Accordo di Parigi, per il pianeta è il momento di celebrare un secondo “climate deal”. Dopo ben sei anni di negoziati, il settore aereo internazionale ha approvato questo pomeriggio il primo accordo mondiale sulle emissioni dell’aviazione. A concordarlo sono stati gli oltre 2.000 ministri e funzionari di governo riuniti in questi giorni a Montreal per la 39esima assemblea dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO). Sull’ondata emotiva degli attuali dialoghi climatici internazionali, il traguardo raggiunto oggi dai 191 paesi membri del Comitato ONU, è stato ovviamente definito “storico”, ma la sua valenza è più formale che altro.
Il più celebre Paris Agreement, l’intesa uscita dalla scorsa COP 21 dell’UNFCCC che entrerà in vigore il prossimo 4 novembre, chiede un impegno ad ampio spettro per la riduzione delle emissioni antropiche. Tuttavia nel testo le Parti non hanno inserito alcun riferimento all’aviazione, esonerando a priori il comparto.
E se la lotta del trasporto aereo al climate change è stata finora pressoché invisibile (l’unico impegno serio è stato preso dalla UE con il suo sistema ETS), non lo è altrettanto il suo peso di questo comparto sul bilancio di carbonio mondiale. Il trasporto aereo il comparto è uno dei dieci maggiori emettitori di carbonio al mondo. E non è solo il presente a far riflettere: le stime per il futuro prossimo prevedono che le emissioni crescano del 300%.
Sullo stesso modello “rilassato” dell’Accordo di Parigi, anche quello dell’aviazione richiederà tempo prima di entrare nel vivo ed eviterà in tutti i modi di forzare la mano. Nel dettaglio l’intesa prevede una fase volontaria dal 2021 al 2026 che diventerà obbligatoria nel 2027 per gli Stati con le industrie aeronautiche più grandi, e in cui le compagnie aeree dovranno acquistare crediti di carbonio per compensare la crescita delle emissioni. L’impegno si applicherà a tutti i voli passeggeri, i cargo internazionali e jet d’affari.
Se nell’insieme l’accordo sembra un mezzo impegno, piuttosto che una promessa seria d’azione, è perché i negoziati hanno dovuto subire forti pressioni e scossoni, a partire dai capricci di Brasile, Cina, India e Russia (questi ultimi due Paesi sono peraltro gli unici ad aver presentato obiezioni al trattato). Spaventati dai possibili costi le compagnie aeree si sono battute perché l’intesa riguardasse solo un sistema di compensazione del carbonio e non misure reali.
Un approccio al problema che indica tutto tranne la volontà di non inquinare.
FONTE: http://www.rinnovabili.it/mobilita/accordo-climatico-mondiale-dell-aviazione-666/
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