Dagli Stati generali della green economy, che si chiudono oggi in seno alla fiera Ecomondo, arriva un nuovo decalogo per lo sviluppo dell’economia verde italiana: 10 proposte politiche elaborate dal Consiglio nazionale della green economy, formato da 64 organizzazioni di imprese i cui gruppi di lavoro hanno riunito oltre 350 esperti del settore. «Le proposte di policy presentate dal Consiglio nazionale agli Stati generali della green economy – ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile – costituiscono un driver per un nuovo sviluppo per l’Italia. Per rilanciare benessere, qualità ambientale e occupazione servono idee per nuovi beni e nuovi servizi: quelli di una green economy. Il Piano nazionale industria 4.0, per diventare motore di innovazione e rilancio delle imprese italiane, ha bisogno di ben più forti scelte in direzione green».
Un piano che, nella versione recentemente presentata dal governo, sembra però aver già perso anche l’iniziale attenzione riservata dal Parlamento nel legare la rivoluzione dell’Industria 4.0 con quella della indispensabile transizione verso un modello economico più sostenibile.
Per avviare l’Italia sulla strada della green economy e attivare uno sviluppo durevole, una ripresa degli investimenti e dell’occupazione, il Consiglio propone tra l’altro (in allegato le 10 proposte in dettaglio, ndr) di: sostenere l’impegno dell’Italia per l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile attraverso l’aggiornamento triennale della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile che contenga come obiettivo chiave quello della green economy; sostenere una rapida definizione e il recepimento del nuovo pacchetto delle direttive europee sulla circular economy; promuovere ed estendere il Green public procurement; attuare l’accordo di Parigi sul clima attraverso la definizione di una nuova strategia energetica nazionale che comprenda l’introduzione di una carbon tax (a partire da 25 euro a ton/CO2 nel 2017 per raddoppiare nel 2030) e la riallocazione dei sussidi dannosi all’ambiente ancora oggi presenti; sostenere le politiche finanziarie e fiscali in direzione green attraverso politiche pubbliche che incentivino gli operatori finanziari verso eco-investimenti; il sostegno allo sviluppo dei green bonds e una riforma fiscale ecologica.
Al proposito il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, intervenendo ieri proprio dal palco di Ecomondo, ha però preferito mettere le mani avanti. «L’Italia – ha spiegato Galletti ai presenti degli Stati generali della green economy – sosterrà fino in fondo la direttiva Ue sulla economia circolare. Dico però con altrettanta chiarezza un’altra cosa: noi due anni fa abbiamo discusso con intensità la direttiva sulla riforma fiscale europea in campo ambientale. Ora è stata ritirata ed è sparita. La situazione in Europa è disomogenea: ogni Paese fa quel che vuole sulla fiscalità. Sarebbe un errore puntare un sistema fiscale ambientale in assenza di una direttiva europea, rischiamo di prendere una strada per poi dover tornare indietro tra qualche anno. La disomogeneità in campo fiscale è pericolosa per la concorrenza delle aziende in Ue: sono pronto ad andare verso una fiscalità ambientale, ma nel quadro europeo con obiettivi e regole chiare che oggi non si vedono».
In altre parole, l’eventualità di una leadership italiana in Europa nell’attuazione di una fiscalità verde – ovvero che promuova l’efficienza, spostando le tasse dal lavoro ai consumi di risorse naturali e la produzione di inquinamento – non solo non è nell’agenda governativa, ma anziché un elemento di competitività viene valutato come penalizzante per l’economia nazionale. La rivoluzione verde anche quest’anno può attendere.
FONTE: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/far-crescere-la-green-economy-italiana-10-punti/
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