Ieri sera, la Nasa ha annunciato una scoperta che aggiunge un tassello molto importante a ciò che sappiamo su alcuni dei mondi più interessanti del nostro sistema solare, ovvero le lune ghiacciate dei pianeti giganti. Lo studio, pubblicato sulla rivista «Science», mostra che una delle lune di Saturno, Encelado, presenta segni di attività che la rendono un candidato sempre più forte per la ricerca di vita fuori dalla Terra.
Per capire meglio la portata della scoperta, dobbiamo fare qualche passo indietro. Uno dei requisiti ritenuti indispensabili per la comparsa (e la sopravvivenza) della vita è la disponibilità di acqua allo stato liquido. La Terra è l’unico pianeta che conosciamo ad avere acqua liquida sulla sua superficie: nessuno degli altri pianeti del sistema solare ha, attualmente, le condizioni fisiche adatte alla presenza di oceani, laghi o fiumi (nonostante ciò sia stato forse possibile, nel lontano passato, sia su Marte che su Venere).
Tuttavia, negli ultimi decenni, è apparso sempre più chiaro che, se non ci si limita a cercare in superficie, l’acqua liquida potrebbe essere più abbondante di quanto si fosse pensato. Sono soprattutto due i mondi che mostrano chiari indizi in questo senso. Il primo è Europa, un satellite di Giove grande più o meno come la nostra Luna, completamente coperto da una spessa coltre di ghiaccio che nasconde, quasi certamente, un oceano sotterraneo profondo decine di chilometri. Secondo alcune stime, su Europa potrebbe esserci il doppio dell’acqua liquida contenuta in tutti gli oceani terrestri. Il secondo è, appunto Encelado, più piccolo di Europa, ma anch’esso dotato di un oceano sotto la crosta ghiacciata.
In entrambi i casi la stessa sorgente di energia che riscalda l’acqua di queste lune potrebbe anche alimentare fenomeni idrotermali simili a quelli che avvengono nelle profondità degli oceani terrestri. La cosa aggiunge un ulteriore motivo di interesse per chi cerca la vita fuori dal nostro pianeta, visto che queste bocche vulcaniche sottomarine potrebbero essere state, miliardi di anni fa, uno dei luoghi dove ha avuto origine la vita terrestre. Nel caso di Encelado la presenza di attività idrotermale è ormai ben più di una congettura. La sonda Cassini, che dal 2004 sta esplorando il sistema di Saturno (e che a settembre terminerà la sua missione con uno spettacolare tuffo nell’atmosfera del pianeta), ha notato, anni fa, che la crosta ghiacciata del satellite presenta fratture da cui emergono sbuffi di vapore provenienti dall’oceano sottostante.
Nel 2015 Cassini ha sorvolato la superficie di Encelado a distanza ravvicinata, attraversando uno di questi getti per analizzarne la composizione. Ed è proprio al risultato di queste analisi che fa riferimento l’annuncio di ieri. Il team di Cassini ha rivelato la presenza di idrogeno molecolare nel vapore emesso dai geyser: è il segno, secondo gli scienziati, che Encelado non ha solo acqua liquida, ma anche l’energia chimica necessaria a sostenere eventuali organismi viventi. Non è ancora la prova che la luna di Saturno ospiti qualche forma di vita (microscopica, bisogna sottolinearlo).
Ma la scoperta apre possibilità eccitanti. E rafforza la necessità di studiare meglio le regioni esterne del sistema solare, fino a non molti anni fa ritenute gelide e inospitali. Gli ultimi studi ravvicinati di Europa risalgono a quelli effettuati dalla sonda Galileo a cavallo del secolo: queste osservazioni hanno avvalorato la convinzione che Europa abbia un oceano sotterraneo, ma non hanno dato indicazioni sul suo contenuto. Bisognerà aspettare attorno al 2022 perché la sonda della Nasa Clipper guardi di nuovo la luna di Giove da vicino: e chissà quanto ancora per realizzare l’obiettivo ambizioso (riproposto nei mesi scorsi) di una sonda che si posi sulla superficie ghiacciata: magari in prossimità di una spaccatura del ghiaccio, nel caso anche su Europa, come su Encelado, fosse confermata l’esistenza di geyser (proprio ieri uno studio del telescopio spaziale Hubble ha mostrato nuove evidenze in proposito). L’Europa (inteso come continente) non sta a guardare: l’Esa ha la sonda Juno in orbita nel sistema di Giove e ha pianificato la realizzazione della missione Juice che accompagnerà Clipper nello studio delle lune ghiacciate del gigante gassoso.
di Amedeo Balbi
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2017/04/14/ASGOpSyG-condizioni_favorevoli_ghiacciata.shtml