Uragani e monsoni da un lato, siccità e caldo dall’altro. Il 2017 ha conquistato il record di eventi meteorologici estremi. Misurando solo la temperatura, l’anno che sta per concludersi si è piazzato “solo” terzo, con il 2016 al primo posto e il 2015 al secondo. “Ma i fenomeni meteorologici che abbiamo vissuto possono essere definiti straordinari” ha commentato Petteri Taalas, direttore dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) all’apertura della conferenza sul clima di Bonn Cop23. In Germania i rappresentanti di 200 paesi cercheranno, fino al 17 novembre, di mettere a punto formule efficaci per rendere concreti gli accordi di Parigi del 2015 (senza gli Stati Uniti di Trump), mentre gas serra nell’atmosfera, livello degli oceani e acidificazione dei mari continuano ad aumentare.
Le temperature più “fresche” sono figlie dell’attenuazione di El Niño, che nel 2016 ha irradiato calore dall’Oceano Pacifico al resto del pianeta. Ma in media la crescita del termometro si assesta attorno a 1,1 gradi: pericolosamente vicino a quel tetto di 1,5-2 gradi che Parigi si è imposta di non infrangere. E con gli ultimi tre anni tutti sul podio, il periodo 2013-2017 diventa il quinquennio più caldo di sempre, da quando le temperature vengono registrate in modo scientifico. L'Italia è stata citata come uno dei paesi più bollenti del pianeta, durante la scorsa estate, e con un calo delle precipitazioni più marcato. “La tendenza di lungo termine continuera a essere sicuramente al riscaldamento” ha spiegato Taalas. “Quest’anno abbiamo sperimentato temperature oltre i 50 gradi in Asia, una successione record di uragani ai Caraibi, nell’Atlantico e addirittura fino all’Irlanda, oltre ad alluvioni devastanti provocate da monsoni che hanno toccato milioni di persone e una siccità senza tregua in Africa”.
"Molti di questi eventi - ha aggiunto Taalas scegliendo con cura le parole - portano il segno dei cambiamenti climatici causati dall'aumento di gas serra dovuto alle attività umane". Secondo l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ormai il 30% della popolazione mondiale vive in aree soggette a ondate di calore potenzialmente pericolose per la salute. Nel 2016, 23,5 milioni di persone sono state costrette a migrare a causa di un disastro climatico, soprattutto in Asia e nel Pacifico. In Somalia la siccità ha spinto 760mila persone ad abbandonare la propria casa e ha dimezzato i capi da allevamento. Nei primi quattro mesi dell'anno il ghiaccio artico ha raggiunto il suo minimo.
Ma è soprattutto sul fronte di uragani e monsoni che il 2017 resterà negli annali. L'indice Ace, che misura la "Accumulated Cyclone Energy", a settembre ha registrato il suo record. In Texas durante l'uragano Harvey le precipitazioni di 1.539 millimetri in una settimana (quasi quanto piove in media in una città italiana in un anno) sono state le più copiose della storia degli Stati Uniti. Nell'India del nord, durante il monsone estivo, sono caduti 1.400 millimetri tra il 9 e il 12 agosto.
Le inondazioni hanno colpito 40 milioni di persone nella regione. Negli Usa, i tre giorni passati da Irma come uragano di categoria 5 rappresentano un dato senza precedenti, così come la persistenza dei suoi venti, che hanno soffiato a 300 chilometri all'ora per 37 ore di seguito. Secondo ClimateWise, un'associazione di assicuratori, i danni causati dagli eventi meteorologici estremi hanno raggiunto i 170 miliardi di dollari nel 2016, sei volte tanto rispetto agli anni '50 e assai di più rispetto ai 103 miliardi del 2015.
di Elena Dusi
Fonte: http://www.repubblica.it/ambiente/2017/11/06/news/clima_l_onu_il_2017_l_anno_piu_caldo_mai_registrato_senza_el_nin_o-180395578/