DIAMOCI da fare. Ridurre, riciclare, recuperare sono solo alcune delle azioni che possiamo abbracciare per frenare la diffusione della plastica. Un imperativo dettato dalle Nazioni Unite che, dedicando la Giornata dell'Ambiente di quest'anno alla lotta alla plastica, ricorda l'urgenza al livello globale. "Rifiutare quello che non si può riutilizzare", è l'invito lanciato da Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite nell'ottica di cambiare le nostre abitudini quotidiane."Consumatori, aziende e governi devono ridurre il consumo di materiale plastico", ribadisce il capo dell'Agenzia europea per l'ambiente (Unep) Eric Solheim sul Guardian ricordando che a cento anni dalla sua invenzione ne siamo diventati schiavi, al punto da trovarne traccia ormai ovunque nell'ambiente circostante e nella catena alimentare con microplastiche di cui stiamo ancora studiando gli effetti sulla salute.
L'attenzione è, dunque, e sempre di più sull'inquinamento da plastica, quindi sulla necessità di agire per contrastare il problema: a questo scopo le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna #BeatPlasticPollution, per sensibilizzare i cittadini ed invitarli a ridurre il consumo del monouso.
DAI SACCHETTI AGLI IMBALLAGGI: VERSO IL RIUSO
Dal Regno Unito all'India, dall'Europa al Cile: il mondo si sta mobilitando per darsi da fare per rinunciare all'usa e getta che rappresenta l'84% dei rifiuti sparsi tra mare e litorali, contro il 16% della plastica riciclabile. Con divieti, iniziative locali, mobilitazioni sul territorio che vedono i cittadini coinvolti in prima linea. E in Italia? Intanto, fa sapere Coldiretti con i dati Eurobarometro alla mano, più di tre italiani su quattro (76%) hanno ridotto l'impiego di sacchetti di plastica. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un comportamento virtuoso diffuso in realtà in tutta l'Unione Europea dove la percentuale media sale all'80%. In Italia il 27% dei cittadini ha anche evitato di acquistare oggetti di plastica monouso come piatti, bicchieri o posate mentre ben il 68% ritiene addirittura che sarebbe opportuno pagare un sovraprezzo per questi prodotti.
·GLI OBIETTIVI ANTI PLASTICA
In questo contesto è condivisibile la proposta del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, intervistato da Repubblica, sull'utilizzo della leva fiscale per diminuire il costo dei prodotti 'senza plastica' e degli imballaggi più leggeri con l'obiettivo di rendere più conveniente comprare e usare prodotti sostenibili. Un direzione coerente - rilevala Coldiretti - con le misure ambiziose presentate dalla Commissione europea, nel quadro della strategia Ue per ridurre i rifiuti plastici, che prevedono che entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, per esempio con sistemi di cauzione-deposito, insieme al divieto di vendita di stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini di cotone per le orecchie e bastoncini per palloncini in plastica.
·LE CAMPAGNE
A chiedere il bando dell'usa e getta è anche l'associazione Marevivo che ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai vice presidenti Luigi di Maio e Matteo Salvini, al presidente della Camera Roberto Fico, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, e a tutti i ministri per chiedere di dare sin da subito il buon esempio introducendo il divieto dell'impiego di prodotti di plastica non riciclabili nei servizi e negli uffici delle istituzioni. Un invito che va di pari passo con la petizione #StopSingleUsePlastic lanciata sulla piattaforma Change.org.
Ma per i nostri mari c'è ancora molto da fare. Lo dimostra la campagna Plastic Radar, lanciata da Greenpeace per chiamare all'azione i cittadini italiani che possono inviare una foto dei rifiuti in plastica trovati in mare e sulla spiaggia. L'obiettivo è quello di inquadrare il fenomeno dell'inquinamento con numeri e marchi coinvolti, così da potere richiamare l'attenzione delle aziende per un cambio di marcia.
·LE AZIENDE SOTTO ACCUSA
Appartengono per la maggior parte a Coca-Cola, Unilever, Nestlè e Procter & Gamble i rifiuti in plastica raccolti e catalogati recentemente dalla stessa Greenpeace e da altre organizzazioni del movimento Break Free From Plastic in alcune spiagge delle Filippine. Anche a queste aziende, e alle maggiori potenze economiche che si incontreranno nei prossimi giorni al G7 in Canada, Greenpeace chiede interventi per la riduzione della produzione e immissione sul mercato di plastica usa e getta.
"E' necessario che i governi e le grandi multinazionali riconoscano che il riciclo non è la soluzione del problema. Bisogna fermare l'inquinamento da plastica prima che sia troppo tardi", dichiara Graham Forbes, responsabile della campagna plastica di Greenpeace. "In tutto il mondo, migliaia di persone si battono quotidianamente contro l'inquinamento da plastica, ma questa crisi ambientale necessita di interventi urgenti e azioni concrete per ridurre la produzione e il consumo di plastica monouso".
Il movimento Break Free From Plastic - che rappresenta più di 1.200 gruppi in tutto il mondo tra cui Greenpeace - chiede ai paesi del G7 di approvare obiettivi di riduzione e divieti per la plastica monouso, investire in nuovi modelli di consegna dei prodotti basati sul riutilizzo e creare un sistema di tracciabilità della merce che renda le aziende responsabili della plastica che producono. Negli ultimi mesi, McDonald's, Starbucks, Procter & Gamble, Nestlè, Coca-Cola, Pepsi e Unilever hanno pubblicato piani volontari relativi all'inquinamento da plastica, ma nessuna delle aziende ha adottato interventi drastici per ridurre la produzione di imballaggi monouso.
·LE MOBILITAZIONI NEL MONDO
Mentre le aziende sono ancora riluttanti ad assumersi le proprie responsabilità, in tutto il mondo, tante persone si stanno attivando per promuovere cambiamenti attraverso azioni di pressione su imprese e governi chiedendo di ridurre o vietare la plastica usa e getta. Un gruppo di cittadini di Veracruz, in Messico, ha ottenuto il bando dei sacchetti di plastica e delle cannucce nel loro Stato.
·LE BUONE AZIONI
Prodotti alla spina, riciclo di pannolini, borraccia al posto della bottiglietta di plastica e buoni spesa in cambio della restituzione di plastica da riusare sono solo alcune delle buone pratiche avviate in Italia adottando una nuova cultura dell'ambiente. Ma nel resto del mondo gli esempi virtuosi orientati al riciclo dei materiali inquinanti sono davvero tanti e possono fornire altri spunti alle amministrazioni locali così come ai singoli cittadini.
Ullapool, un villaggio scozzese, è diventato il primo comune plastic-free a seguito dell'attività di sensibilizzazione e pressione di alcuni bambini della scuola locale. Quasi 100 bar in Grecia hanno accettato di concedere sconti a tutti i clienti che impiegano le loro tazze riutilizzabili e in Italia, a seguito dei risultati delle indagini di Greenpeace e del Cnr in cui erano stati riscontrati elevati livelli di microplastica nelle acque delle Isole Tremiti, il sindaco ha vietato la vendita di alcuni prodotti in plastica monouso. "Iniziative come queste mostrano che ognuno può fare la differenza, facendo pressione su governi e multinazionali perchè si facciano carico di questa grave crisi ambientale - dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia - perciò invitiamo tutti gli amanti del mare a usare Plastic Radar (plasticradar.greenpeace.it) segnalando la presenza di rifiuti di plastica in mare via Whatsapp al numero +39 3423711267".
FONTE: http://www.repubblica.it/ambiente/2018/06/05/news/giornata_mondiale_dell_ambiente_tutti_insieme_contro_la_plastica-198215189/