Nei giorni scorsi il Joint research centre (Jrc) dell’Unione europea ha pubblicato una nuova edizione del “World Atlas of Desertification” (WAD), uno strumento destinato ai decisori politici per migliorare le risposte locali alla perdita e al degrado del suolo. Al Jrc spiegano che «L’Atlante fornisce la prima valutazione completa e basata su prove del degrado del suolo a livello globale e sottolinea l’urgenza di adottare misure correttive.
La nuova edizione dell’Atlante è stata realizzata utilizzando i nuovi metodi di elaborazione dei dati utilizzati dagli scienziati dell’Ue, migliaia di computer ad alte prestazioni e 1,8 petabyte di dati satellitari. Il volume di dati corrisponde a 2,7 milioni di CD-ROM o a più di 6 anni di registrazione video ad alta definizione 24 ore su 24. Le prime due edizioni dell’Atlante vennero pubblicate nel 1992 in occasione del Summit della Terra di Rio de Janeiro, e 5 anni dopo, nel 1998, con alcuni casi studio aggiuntivi.
Tibor Navracsics, commissario europeo all’istruzione, cultura e sport e responsabile del Jrc, ha sottolineato che «Negli ultimi 20 anni dall’ultima edizione dell’Atlante mondiale della desertificazione, le pressioni sulla terra e i suoli è aumentata drammaticamente Per preservare il nostro pianeta per le generazioni future, bisogna urgentemente cambiare il modo in cui trattiamo queste preziose risorse. Questa nuova e molto più avanzata edizione dell’Atlante offre ai responsabili politici una visione globale e facilmente accessibile del degrado del suolo, delle sue cause e i potenziali rimedi per affrontare la desertificazione e il recupero dei terreni degradati».
L’agenzia dell’Onu che si occupa di combattere la desertificazione è l’United Nations convention to combat desertification (Unccd), ma i suoi effetti su fauna e flora riguardano anche la Convention on biological dversity e l’importanza del degrado del suolo e della desertificazione ha portato all’adozione dell’obiettivo 15.3 di sviluppo sostenibile che punta al degrado zero del territorio.
La desertificazione colpisce l’8% del territorio dell’Unione europea, in particolare nell’Europa meridionale, orientale e centrale. Regioni che, con circa 14 milioni di ettari colpiti, mostrano un’elevata sensibilità alla desertificazione. L’Unccd ha dichiarato colpiti da desertificazione 13 Stati menbri dell’Ue: Italia, Bulgaria, Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria.
L’Ue afferma di essere «Pienamente impegnata a proteggere il suolo e a promuovere un uso sostenibile del territorio» e «tiene conto di tali impegni nello sviluppo di proposte in materia di energia, agricoltura, cambiamenti climatici nel settore forestale, della ricerca e altri settori».
L’Atlante fornisce esempi di come l’attività umana porta le specie all’estinzione, minaccia la sicurezza alimentare, intensifica i cambiamenti climatici e costringe a migrare milioni di persone che abbandonano le loro case. I principali risultati dell’Atlante dimostrano che «La crescita della popolazione e i cambiamenti nei nostri modelli di consumo esercitano una pressione senza precedenti sulle risorse naturali del pianeta»:
Secondo il Jrc, oltre il 75% delle terre emerse del nostro pianeta sono già degradate e oltre il 90% potrebbe essere degradato entro il 2050.A livello globale, ogni anno viene degradata una superficie pari a metà delle dimensioni dell’Unione europea (4,18 milioni di km2), con l’Africa e l’Asia che sono i continenti più colpiti. Nell’Unione europea il costo economico del degrado del suolo è stimato nell’ordine di decine di miliardi di euro all’anno. Si stima che entro il 2050 il degrado del suolo e il cambiamento climatico porteranno a una riduzione dei raccolti globali di circa il 10% e che le diminuzioni maggiori avverranno in India (già oggi il Paese con più denutriti del mondo), Cina e Africa sub-sahariana, dove il degrado del terreno potrebbe dimezzare la produzione agricola. Come conseguenza della deforestazione accelerata diventerà più difficile mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. E’ probabile che entro il 2050 fino a 700 milioni di persone saranno sfollate a causa di problemi legati alle scarse risorse del territorio. La cifra potrebbe raggiungere il miliardo entro la fine di questo secolo.
Anche se il degrado del territorio è un problema globale, avviene localmente e richiede soluzioni locali. al Jrc dicono che «Per fermare il degrado del suolo e la perdita di biodiversità sono necessari un maggiore impegno e una cooperazione più efficace a livello locale. Un’ulteriore espansione agricola, una delle principali cause del degrado del terreno, potrebbe essere limitata dall’aumento delle rese su terreni agricoli esistenti, passando a diete a base vegetale, consumando proteine animali da fonti sostenibili e riducendo la perdita e lo spreco di cibo».
L’Atlante offre una chiara panoramica delle cause alla base del degrado dei suoli in tutto il mondo e contiene anche un gran numero di fatti, previsioni e dataset globali che possono essere utilizzati per «identificare importanti processi biofisici e socio-economici che, da soli o combinati, possono portare a un uso insostenibile del territorio e al degrado del territorio».
Al Jrc ricordano che, nell’ambito dell’agenda di sviluppo sostenibile dell’Onu, i leader mondiali si sono impegnati a «combattere la desertificazione, ripristinare i territori e i suoli degradati, inclusi terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e a sforzarsi di raggiungere un mondo land degradation-neutral world»,entro il 2030.
FONTE: http://www.greenreport.it/news/clima/pressione-senza-precedenti-della-desertificazione-sulle-risorse-naturali-della-terra/