Ci sono città formica e città cicala. Quelle dinamiche, che fanno bene e sanno spendere le risorse in modo efficiente, e quelle che dissipano energie e denaro assecondando la crisi ambientale senza fare alcuno sforzo per contrastarla. Uno spaccato inedito che dimostra come una buona amministrazione, anche tra tante difficoltà, può migliorare significativamente i parametri ambientali del proprio territorio. Le parole d’ordine, in questo caso, sono lavoro, pianificazione, utilizzo razionale delle risorse, sguardo al futuro.
Il rapporto Ecosistema urbano 2018
È questo il quadro che emerge da Ecosistema urbano 2018, l’ultimo report di Legambiente sulla qualità delle città, giunto alla sua venticinquesima edizione, realizzato con il contributo scientifico di Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il sole24ore.
Quest’anno, in testa alla classifica nazionale si piazzano Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza, capoluoghi che hanno saputo raggiungere buone performance ambientali complessive. Fanalino di coda nella classifica dei capoluoghi sono Catania, Agrigento e Massa. Oltre i numeri, il rapporto evidenzia l’importanza di alcune esperienze che andrebbero strutturate ed emulate.
Come l’Area C e la mobilità condivisa di Milano, la buona gestione dei rifiuti di Oristano, Parma, Trento, Mantova, Treviso e Pordenone, la tramvia di Firenze (e magari in prospettiva quella dell’ambiziosa rete su binari di Palermo), il risparmio idrico di Macerata e Monza, gli investimenti sull’energia solare di Padova e Udine. Così come le ricette contro traffico e smog di Firenze, che amplia gli spazi a disposizione dei pedoni, di Bergamo che allarga la ztl fino a farla diventare la più estesa d’Italia, di Ferrara, Reggio Emilia e Bolzano che diventano città bike friendly, di Pesaro che ha realizzato una bicipolitana.
Per quanto riguarda le performance delle grandi città, va segnalato l’exploit di Milano, penultima nel 1994, anno della prima edizione di Ecosistema urbano, 31esima l’anno scorso e oggi 23esima. Il sostanziale stallo di Napoli, rimasta negli anni stabilmente nella parte bassa della graduatoria, il crollo di Roma, ripiombata in basso a partire dal 2010 dopo un’ascesa che l’aveva portata nel gruppo delle prime trenta, e Torino, che era addirittura quarta nel 1998 e nona l’anno successivo, da allora è rimasta sempre abbondantemente sotto la sufficienza. E sono proprio i grandi centri a soffrire di più le emergenze ambientali irrisolte, come l’inquinamento dell’aria, il traffico automobilistico, la gestione dei rifiuti e la gestione dell’acqua.
Riqualifica dei centri urbani, tra coraggio e volontà politica
Il punto è che le città sono una grande questione nazionale che va affrontata come tale. Non attiene solo alla capacità e alla buona volontà di un sindaco la scelta se affrontare o meno, e con efficacia, criticità, inefficienze ed emergenze. Dai comuni si deve certamente pretendere molto più coraggio, capacità di innovazione e qualità amministrativa, ma nello stesso tempo è il Paese che deve fare un investimento politico ed economico, mettendo tra le priorità di governo un piano per riqualificare i centri urbani. È necessaria una politica governativa trasversale sulla riconversione ecologica delle città che guidi le azioni dei vari dicasteri coinvolti, dall’ambiente alle infrastrutture, dalla salute ai trasporti, fino ad arrivare allo sviluppo economico. Su alcuni fronti le politiche ambientali nelle nostre città migliorano anche in modo inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’economia circolare, su altri, ancora troppi, c’è invece ancora molto da lavorare.
di Stefano Ciafani
Fonte: https://www.lifegate.it/persone/news/rapporto-wwf-estinzione-vertebrati