La fame in Africa continua a crescere: nell'area sub-sahariana soffrono di denutrizione cronica 237 milioni di persone e 20 milioni nell'Africa settentrionale. Lo denuncia il rapporto annuale delle Nazioni Unite - presentato ad un evento in Addis Abeba - dal titolo "Africa regional overview of food security and nutrition". In termini di salute questa situazione si traduce in 59 milioni di bambini sotto i cinque anni colpiti da arresto della crescita, 13,8 milioni sotto i cinque anni colpiti da deperimento cronico e almeno il 38% di donne in età riproduttiva che soffrono di anemia.
Dopo molti anni di dati in declino dunque la situazione in Africa è tornata a peggiorare "minacciando", si legge nel Rapporto, "gli sforzi del continente di sradicare la fame e di raggiungere gli Obiettivi di Malabo 2025 e l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in particolare il secondo Obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG2)".
Economia, ambiente e conflitti
Il peggioramento del trend in Africa - spiega il Rapporto - "è dovuto alla difficile situazione economica globale, al peggioramento delle condizioni ambientali e, in molti paesi, ai conflitti e alla variabilità climatica e agli eventi estremi, a volte insieme”. “La crescita economica è rallentata nel 2016 a causa dei bassi prezzi delle materie prime alimentari. L'insicurezza alimentare è peggiorata nei paesi colpiti da conflitti, spesso esacerbati dalla siccità o dalle inondazioni. In Africa meridionale e orientale, sono molti i paesi hanno sofferto di lunghi periodi di siccità".
Agricoltura e posti di lavoro
Cosa serve? Maggiori sforzi e collaborazione. "L'agricoltura e il settore rurale devono svolgere un ruolo chiave nella creazione di posti di lavoro dignitosi per i 10-12 milioni di giovani che ogni anno entrano sul mercato del lavoro. Un'altra minaccia presente e crescente alla sicurezza alimentare e all'alimentazione in Africa, in particolare nei paesi che fanno molto affidamento sull'agricoltura, è il cambiamento climatico, i cui effetti - precipitazioni ridotte e aumento delle temperature - influenzano negativamente le rese delle colture alimentari di base".
Allo stesso tempo il rapporto segnala che esistono "importanti opportunità per l'agricoltura sviluppando il commercio intra-africano, sfruttando le rimesse dall’estero e investendo nei giovani. Le rimesse dalla migrazione internazionale e interna svolgono un ruolo importante nel ridurre povertà e fame e nello stimolare investimenti produttivi. Le rimesse internazionali ammontano a quasi 70 miliardi di dollari, circa il 3% del PIL africano e rappresentano un'opportunità di sviluppo nazionale su cui i governi dovrebbero lavorare".
L'opportunità del libero scambio
La firma dell'accordo per una zona di libero scambio nell'Africa continentale offre - spiega il rapporto - l'opportunità di accelerare la crescita e lo sviluppo sostenibile facendo incrementare il commercio, compreso quello di prodotti agricoli. Sebbene le esportazioni agricole intra-africane siano passate da 2 miliardi di dollari nel 2000 a 13,7 miliardi nel 2013, rimangono relativamente modeste e spesso informali. Il rapporto sottolinea che l'apertura del commercio di alimenti comporta anche rischi per i consumatori e i produttori, e che i governi dovrebbero evitare di utilizzare la politica commerciale per più obiettivi, ma piuttosto unire la riforma del commercio con strumenti aggiuntivi, come reti di sicurezza e programmi di attenuazione del rischio, per raggiungere la sicurezza alimentare e gli obiettivi nutrizionali.
Monitoraggio e progettazione contro eventi climatici estremi
Nella panoramica regionale il rapporto affronta quest'anno la questione di come far fronte alla "Minaccia della variabilità e degli estremi climatici per la sicurezza alimentare e la nutrizione".
Negli ultimi dieci anni - rileva il rapporto- i "disastri legati al clima hanno colpito in media 16 milioni di persone e causato annualmente danni per 0,67 miliardi di dollari in tutto il continente. Sebbene non tutte queste variazioni climatiche a breve termine possano essere attribuibili ai cambiamenti climatici, i dati mostrano che eventi climatici più estremi e più frequenti e l'aumento della variabilità climatica stanno minacciando di erodere i guadagni realizzati per porre fine alla fame e alla malnutrizione". Come reagire dunque? Secondo le indicazioni contenute nel rapporto ciò che risulta urgente è la costruzione di "una maggiore resilienza delle famiglie, delle comunità e dei paesi alla variabilità climatica e agli eventi estremi", fatta di progettazione, monitoraggio, protezione sociale e pianificazione, in coordinamento con gli interventi nei settori dell'alimentazione e dei sistemi alimentari.
FONTE: https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-02/africa-fame-onu.html