Come scrive sulla sua pagina Facebook Stefano Ciafani, facendo un sunto delll’11esimo Congresso nazionale “il tempo del coraggio” di Legambiente a Napoli, «Sono stati 3 giorni pazzeschi, trascorsi con 1.000 partecipanti tra delegati e ospiti, tra la plenaria e le 5 piazze tematiche. Ringrazio di cuore l’associazione per avermi rinnovato la fiducia per altri 4 anni. Continuerò a dare il massimo per tenere alta la bandiera legambientina e per cambiare in meglio il Paese con tutta la comunità associativa».
E quella emersa dalla tre giorni napoletana è una Legambiente davvero coraggiosa, consapevole che il nostro Paese e il mondo camminano sul filo di una rasoio che potrebbe cambiarne il destino e la faccia e che coraggio vuol dire anche schierarsi, rinunciare all’illusione di una facile autosufficienza di un’organizzazione in salute e scegliere invece far parte di una più ampia comunità civile che incalza la politica perché sia migliore e all’altezza dei tempi amari e difficili, ma allo stesso tempo pieni di speranza e possibilità, che stiamo vivendo,
Nel comunicato finale del congresso si legge: «Se davvero si vuole salvare il Pianeta è tempo di una rivoluzione verde che metta al centro clima ed energia, legalità, economia circolare e civile, green society, citizen science, mobilitazione e protagonismo dei giovani e volontariato. L’Italia può, e deve, raccogliere questa sfida, contrastando la crisi climatica con un ambizioso piano energia e clima, con la riconversione ecologica del Paese abbandonando le fonti fossili e i sussidi dannosi per l’ambiente. Puntando su rinnovabili e innovazione tecnologica, contrastando in maniera sempre più forte l’illegalità e le ecomafie. Inaugurando una nuova stagione di lotta senza quartiere contro gli ecomostri e tutti gli altri abusi edilizi, tema ancora oggi “orfano” nella politica italiana, accelerando l’iter delle demolizioni oggi in mano ai Comuni, troppo spesso vittime del ricatto elettorale. E ancora aumentando l’efficacia dei controlli pubblici contro l’inquinamento, attuando una riconversione ecologica del sistema industriale per dire “mai più Taranto, Gela e Bagnoli” e tutelare l’ambiente, il diritto alla salute e al lavoro. Ripensando le città e gli spazi urbani in una chiave sempre più ecosostenibile attraverso la rigenerazione urbana, il “rammendo” delle periferie, contrastando il consumo di suolo e puntando su una mobilità sostenibile e intermodale».
E’ stato davvero un Congresso denso di suggestioni ed emozioni di un’associazione che mostra molti capelli bianchi ma dove i giovani hanno fatto irruzione senza timidezza (come dimostra uno dei loro interventi che pubblichiamo a parte) trovando porte e finestre spalancate ad accoglierli, sfrontati figli di un lavoro teorico e sul campo che il Cigno Verde attua da 40 anni e che sembra diventato patrimonio culturale comune condiviso, una vittoria di egemonia culturale così diffusa dell’ambientalismo scientifico da farne dimenticarne persino la fonte ai ragazzi e ragazze che ne riecheggiano temi e urgenze, ma è un’eredità della quale il Cigno Verde, affascinato e orgoglioso dei ragazzi di Friday for Future non rivendica paternità e nuota nel nuovo mare delle piazze riempite da giovani e dalle sardine. Il congresso di un’associazione che ha un problematico rapporto con la politica che è emerso negli interventi – non sempre all’altezza – dei politici che sono intervenuti come ospiti, a cominciare dal presidente della Camera Fico e dal ministro dell’ambiente costa e dal sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, Un’associazione che ha invece mostrato grande consonanza con il mondo della legalità e delle lotte alle mafie e che ha ascoltato in religioso silenzio interrotto da scroscianti applausi, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti, Marco Omizzolo che si batte contro il caporalato dei sikh a Latina, Aboubakar Soumahoro, del coordinamento lavoratori agricoli Usb, la vicesegretaria della CGIL Gianna Fracassi che si sono confrontati senza rete con i temi messi sul piatto dal congresso del Cigno Verde.
Ciafani ha ricordato a tutti che «La febbre del pianeta continua a salire, con leader mondiali come Trump e Bolsonaro, sostenuti dalle peggiori lobby, che negano la crisi climatica. Ma anche con Paesi, che pur fra mille contraddizioni investono sul futuro, come la Cina, che da principale emettitore in atmosfera di gas serra è diventata anche la potenza mondiale che destina più risorse allo sviluppo di tecnologie pulite, e con l’Europa che con il Green new deal vuole recuperare il gap rispetto al primato di un tempo sul fronte della transizione ecologica dell’economia. I temi ambientali sono sempre più centrali per fronteggiare le emergenze e riconvertire l’economia, ma bisogna immediatamente allungare il passo. L’Italia è a un bivio: per imboccare la strada giusta serve armarsi di forza e coraggio e mettere in campo azioni e interventi concreti. Un impegno che non deve riguardare solo la politica, ma anche le imprese, i sindacati, i cittadini e soprattutto i tantissimi giovani che in tutto il mondo si stanno mobilitando per il clima, facendo sempre più rete. La loro bandiera è la lotta alla crisi climatica, la fiducia nella scienza, il contrasto a un sistema economico insostenibile per la giustizia climatica e il futuro dell’umanità. E noi saremo sempre più vicini a loro per sostenerli e continuare insieme questa battaglia per l’ambiente e per salvare il clima».
Tra gli altri obiettivi al centro del manifesto green di Legambiente, anche la lotta all’inquinamento e alle disuguaglianze, la costruzione di un modello economico alternativo a quello attuale e di un modello energetico distribuito, rinnovabile, democratico, la rete delle alleanze territoriali, un impegno concreto per la rinascita delle aree terremotate del Centro Italia. L’Italia, ne è convinta Legambiente, può guidare questa “rivoluzione verde” attraverso politiche ambientali coraggiose e lungimiranti, a partire dalla definizione di un ambizioso piano energia e clima e di un piano di adattamento nazionale ai mutamenti climatici di cui siamo ancora sprovvisti, ragionando su una finanziaria green, avendo il coraggio di modificare la legge di bilancio in discussione. Sul fronte della lotta alle ecomafie è indispensabile completare la riforma normativa necessaria per difendere fauna e flora protette, beni culturali e reperti archeologici, combattere le agromafie. Nel contrasto al marine litter l’associazione chiede al più presto l’approvazione della legge, a prima firma Rossella Muroni e Sergio Costa, sul fishing for litter, per permettere ai pescatori di fare gli spazzini del mare, pratica ancora oggi vietata e che costringe gli stessi pescatori a ributtare in acqua la spazzatura pescata.
Secondo Legambiente si tratta di «Obiettivi e azioni che il Paese deve perseguire con caparbietà e che indicano i campi e le sfere di azione dei prossimi anni di Legambiente, che crede sull’importanza e sull’efficacia di un dialogo sempre più trasversale nella società civile per rendere al tempo stesso questo Paese più giusto, bello, aperto e accogliente. Senza dimenticare però di allargare lo sguardo al Mediterraneo, perché è quello il teatro una parte importante delle sfide da affrontare, legate ai cambiamenti climatici, migranti, cooperazione internazionale, solidarietà e pace. Su questo è stata approvata durante il Congresso una mozione per chiedere al Governo di chiudere la stagione dei decreti sicurezza e aprire una nuova politica per il Mediterraneo».
Alla fine, tutti e tutte riconfermate alla guida dell’associazione: Stefano Ciafani, presidente nazionale, e Giorgio Zampetti (al quale il Congresso ha mandato un augurio per una pronta guarigione), direttore generale, Nunzio Cirino Croccia, amministratore, Edoardo Zanchini e Vanessa Pallucchi, vicepresidenti nazionale, e Serena Carpentieri, vicedirettrice.
Fonte: http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/legambiente-tra-il-coraggio-da-mettere-subito-in-campo-e-quello-della-politica-che-non-ce/