E dopo il coronavirus? L’economia Ue riparta da rinnovabili e clima

Si moltiplicano gli appelli per un vero e proprio “reboot” dell’economia europea, orientato verso le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, la tutela ambientale, la riduzione dell’inquinamento.

 

Nelle scorse ore, su iniziativa dell’eurodeputato francese Pascal Canfin, è stata lanciata la “green recovery alliance” che ha già raccolto le firme di oltre 180 persone tra esponenti politici, amministratori delegati di grandi aziende (qualche nome: Ikea, H&M, Unilever, E.ON, Iberdrola), associazioni industriali, organizzazioni no-profit e così via.

 

Secondo i firmatari dell’iniziativa, i piani di rilancio economico per uscire dall’emergenza coronavirus devono puntare a risolvere anche l’emergenza climatica accelerando la transizione verso un’economia climate-neutral, cioè neutrale in termini di emissioni inquinanti, come previsto dalla strategia Ue per il 2050 e dal Green Deal lanciato a inizio anno dalla Commissione europea.

 

Nella lettera si afferma infatti che nella ricostruzione post crisi pandemica “la transizione a un’economia neutrale dal punto di vista climatico, la protezione della biodiversità e la trasformazione dei sistemi agro-alimentari hanno il potenziale di produrre rapidamente posti di lavoro, crescita e contribuire a creare società più resilienti“.

 

Per realizzare questi obiettivi, aggiungono, “abbiamo già un piano e una strategia. Progetti come il Green Deal europeo e altri piani di sviluppo zero carbon a livello nazionale hanno un potenziale enorme di ricostruzione per la nostra economia e di creare un nuovo modello di prosperità“.

 

E non si tratta, evidenziano i promotori nel documento congiunto, di creare un’economia totalmente nuova partendo da zero, perché la maggior parte degli strumenti e delle tecnologie è già disponibile: le fonti rinnovabili, i veicoli elettrici, l’edilizia sostenibile, l’agricoltura a basso impatto ecologico.

 

Nei giorni scorsi, inoltre, 13 ministri dell’ambiente di altrettanti Stati membri Ue hanno sottoscritto la richiesta di mettere il Green Deal al centro dei programmi di ripresa economica post-coronavirus.

 

Al gruppo iniziale di dieci firmatari (tra cui l’Italia), si sono poi aggiunti Francia, Germania e Grecia.

 

Tra i passaggi più importanti del documento siglato finora da 13 paesi, riportato in una nota dal ministero italiano dell’Ambiente, si legge che non si deve (neretti nostri nelle citazioni) “cedere alla tentazione di mettere in campo soluzioni a breve termine in risposta all’attuale crisi, che rischiano di bloccare l’UE in un’economia dei combustibili fossili per i prossimi decenni”.

 

Occorre, invece, “rimanere determinati ad innalzare il target al 2030 dell’UE entro la fine di quest’anno, rispettando la tempistica stabilita dall’Accordo di Parigi nonostante il rinvio della COP26, e stimolando gli altri attori globali ad innalzare a loro volta le proprie ambizioni”.

 

Di conseguenza, rimarcano i ministri, bisogna “mantenere e rafforzare i validi strumenti regolatori dell’UE come il sistema di scambio di quote di emissioni, gli standard ambientali e le politiche settoriali, e renderli più efficienti per ridurre le emissioni nel modo più conveniente dal punto di vista economico, tracciando al contempo un percorso per le imprese europee verso un futuro verde e l’economia circolare”.

 

Va detto però che nello stesso giorno “Il Sole 24 Ore” ha anticipato che tra gli interventi inseriti nel prossimo decreto di aprile potrebbe esserci anche la sospensione della plastic tax. “Sarebbe singolare se l’impegno per una transizione a un’economia neutrale dal punto di vista climatica iniziasse con il congelamento di un provvedimento in tal senso, entrato in vigore da gennaio”, ha dichiarato a QualEnergia.it il presidente FREE, GB Zorzoli.

 

Intanto la Commissione europea ha appena lanciato una consultazione pubblica per definire la sua prossima strategia di “smart sector integration” prevista per giugno 2020.

 

Tale strategia, spiega una nota, punta a creare un sistema energetico integrato in modo da: incrementare l’uso di elettricità rinnovabile nei settori che utilizzano combustibili fossili, ad esempio con la diffusione di veicoli elettrici e di pompe di calore negli edifici (elettrificazione); sostituire carburanti di origine fossile con carburanti di origine “verde”, ad esempio idrogeno prodotto da fonti rinnovabili e biometano generato da scarti agricoli (de-carbonizzazione del settore gas); rendere il sistema energetico più “circolare” in modo da incrementare la sua efficienza complessiva, ad esempio riutilizzando il calore di scarto dei processi industriali per riscaldare le abitazioni con reti di teleriscaldamento.

 

Fonte: https://www.qualenergia.it/articoli/e-dopo-il-coronavirus-leconomia-ue-riparta-da-rinnovabili-e-clima/