L’Italia è il primo paese in Europa sul fronte degli acquisti pubblici verdi (il Green public procurement, Gpp) come obbligo di legge, un obbligo però che continua in larga parte a essere ignorato. Anche perché per i trasgressori non ci sono sanzioni. E così su 170 miliardi di euro in acquisti pubblici che le amministrazioni pubbliche hanno speso nel corso del 2019, solo 40 – neanche un quarto – sono stati spesi in Gpp.
È quanto emerge dal terzo report dell’Osservatorio appalti verdi di Legambiente e Fondazione ecosistemi, presentato oggi nel corso del Forum compraverde buygreen, che pure mostra sensibili progressi rispetto al recente passato. Nel 2017 il Gpp valeva 9,5 miliardi di euro, l’anno scorso 30. «È da qui – commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto al Forum – che possiamo trainare il meccanismo dell`economia circolare e degli impegni green. Se noi aumentiamo sempre di più, e in un anno siamo cresciuti di 10 miliardi nei Gpp, vuol dire che il meccanismo inizia a camminare».
La strada da fare però, come mostrano i dati raccolti nel report, è ancora lunghissima. In particolare, Legambiente e Fondazione ecosistemi offre un approfondimento del grado di adozione dei Criteri ambientali minimi da parte di tre comparti della Pubblica Amministrazione: i Comuni capoluogo (88 quelli censiti), gli Enti gestori delle aree protette (68) e un campione di 538 “Comuni ricicloni” (o meglio “differenzioni”, dato che portano avanti forme di raccolta rifiuti anche avanzate ma non riciclano, non essendo industrie, né evidentemente si impegnano adeguatamente a comprare prodotti riciclati.. Tutti soggetti che hanno risposto al questionario inviato.
A colpire è innanzitutto l’aleatorietà del contesto nel quale il Gpp si trova a vivere. Quante amministrazioni hanno previsto un sistema di monitoraggio degli acquisti verdi per rilevare il numero di bandi realizzati adottando i Cam e l’ammontare della spesa sostenuta per gli acquisti verdi? Solo il 15,6% l’ha confermato tramite il questionario.
Eppure il monitoraggio sarebbe un aspetto fondamentale per verificare il rispetto concreto dell’articolo 34 del Codice dei contratti pubblici: il Gpp infatti, è utile sottolineare, rappresenta o rappresenterebbe un obbligo di legge. Il nostro Paese ha legiferato sul tema già nel 2003, poi con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti (D.lgs.50/2016) i Criteri ambientali minimi sono stati introdotti in tutte le procedure d’acquisto pubblico di servizi, prodotti e lavori, e infine è stata chiamata addirittura l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) a monitorare l’effettiva applicazione dei Cam. L’importanza di questo strumento è inoltre confermata sia nel decreto Rilancio sia nel decreto Semplificazioni recentemente approvati. Eppure.
«Circa 170 miliardi di euro di spesa pubblica possono essere orientati verso la sostenibilità grazie al Green public procurement – sottolinea il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti – L’Osservatorio appalti verdi è l’unica azione di monitoraggio civico di questo strumento e ci auguriamo che il nostro lavoro possa rappresentare uno stimolo per le istituzioni. In questi tre anni l’adozione dei Criteri minimi ambientali ha seguito una crescita costante, ma ancora troppo lieve».
Più nel dettaglio: sulla base dei dati disponibili il primo Criterio ambientale minimo per il quale è stato verificato il grado di adozione è quello relativo alle stampanti e fotocopiatrici: il 67,1% dei Comuni capoluogo (molto di più del 58% del 2018) sostiene di applicare sempre tale Cam. Il Cam Carta è invece tradizionalmente il più applicato poiché la “carta ecologica” ha rappresentato il simbolo del cambiamento in corso. È infatti il 70,8% dei Comuni capoluogo ad adottarlo. I servizi energetici, uno di quei settori in cui i Cam potrebbero permettere forti riduzioni dei costi, vede invece solo il 29,3% delle amministrazioni comunali ad adottarlo, praticamente la medesima percentuale del 2018 (28,4%). Forte difficoltà si registrano per l’edilizia (il 17,9% dei capoluoghi) e per la gestione del verde pubblico (solo il 27,7%). Per quanto riguarda invece il servizio di gestione dei rifiuti, le amministrazioni capoluogo che sostengono di aver sempre adottato il Cam ammontano al 32,1% (era il 19,3% nel 2018).
Per migliorare, ancora una volta la spinta dell’Europa potrebbe essere decisiva. «L’opportunità fornita dal Recovery fund può dare un nuovo impulso ad un lavoro già iniziato e fortemente in espansione. Occorre dare una mano – conclude la Fondazione ecosistemi, il direttore Silvano Falocco – formazione e monitoraggio sono le chiavi per accompagnare gli enti pubblici, mentre le aziende e il mondo produttivo stanno già autonomamente cogliendo l’enorme portata di questo cambiamento. C’è da essere fiduciosi».
di Luca Aterini
Fonte: https://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/gpp-su-170-miliardi-di-euro-lanno-di-acquisti-pubblici-solo-40-sono-verdi/