Per la prima volta gli Stati Uniti avranno un responsabile all'emergenza climatica nel governo: John Kerry è l'uomo di Joe Biden che dovrà far rientrare gli Usa negli accordi di Parigi dopo l'era Trump all'insegna del negazionismo. Ieri il Parlamento della Nuova Zelanda ha approvato una mozione della premier Jacinda Ardern, che ha dichiarato ll'emergenza climatica e si è impegnato a trasformare il settore pubblico arrivando ad emissioni zero entro il 2025. L'Europa più priudentemente punta a zero emissioni entro il 2050. Qualcosa si muove ma intanto la casa brucia, come direbbe Greta Thunberg e dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres oggi arriva l'annesimo avviso: «L'umanità sta facendo la guerra alla natura» e «fare la pace» è «la massima priorità» del XXI secolo: «Ogni paese, città, istituzione finanziaria e società dovrebbe adottare piani di transizione per ottenere l'obiettivo di zero emissioni entro il 2050».
I dati parlano chiato: il 2020 è destinato a diventare uno dei tre anni più caldi mai registrati e potrebbe persino superare il record stabilito nel 2016. Lo ha detto Petteri Taalas, segretario generale dell'Organizzazione meteorologica delle Nazioni Unite, presentando il rapporto 2020 sullo stato del clima globale. Il decennio 2011-2020 sarà il più caldo in assoluto, con i sei anni più caldi a partire dal 2015. Il calore degli oceani è a livelli record e oltre l'80% dell'oceano globale ha subito un'ondata di caldo marino durante il 2020, con ripercussioni diffuse per gli ecosistemi marini che già soffrono di acque più acide a causa dell'assorbimento di anidride carbonica (Co2), secondo il Rapporto di previsione dell'Omm sullo stato del clima globale nel 2020. Il rapporto, che si basa sui contributi di dozzine di organizzazioni internazionali ed esperti, mostra come eventi ad alto impatto tra cui caldo estremo, incendi e inondazioni, nonché la stagione degli uragani atlantici da record, abbiano colpito milioni di persone, aggravando le minacce per la salute dell'uomo, la sicurezza e stabilità economica poste dalla pandemia Covid-19.
Sulle correlazioni tra pandemia e cambiamento climatico mette l'accento il Wwf Italia: «Mentre il mondo affronta la seconda ondata di Covid-19, che trova le sue radici profonde nei nostri impatti sulla natura (come già anticipato nel report Wwf dal titolo 'Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemì e rilanciato dal recente report IPBES Escaping the 'Era of Pandemics') è sempre più chiaro come un’altra delle emergenze globali stia mettendo sempre più a rischio la nostra salute e la nostra stessa sicurezza: il cambiamento climatico».
Il Wwf spiega che il cambiamento climatico danneggia la salute umana in diversi modi: i danni diretti alla salute sono il risultato di condizioni meteorologiche sempre più estreme, tra cui ondate di calore e tempeste sempre più frequenti e gravi, inondazioni e siccità; i danni indiretti alla salute invece derivano dal peggioramento dell’inquinamento atmosferico, dall’aumento delle malattie trasmesse da vettori, dall’acqua e dal cibo sempre più contaminati, dalla riduzione della produzione alimentare e da cibi meno nutrienti, dall’impatto sulla salute mentale, dall’aumento dei conflitti, dal danneggiamento e dalla distruzione di abitazioni e terreni agricoli e dalle migrazioni forzate.
Fonte: https://www.metronews.it/20/12/02/il-2020-uno-degli-anni-pi%C3%B9-caldi-di-sempre.html