Che utilità può avere un bonus per incentivare la famiglie a “risparmiare le risorse idriche” se il nostro sistema idrico perde 2,5 miliardi di metri cubi di acqua all’anno (dati Istati, 2018)? La domanda è lecita mentre assistiamo al via libera dell’ennesima agevolazione senza che si metta in conto una misura infrastrutturale seria come le associazioni ambientaliste (e non solo) chiedono da anni. Ma facciamo un passo indietro. Nei giorni scorsi la Commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera ad un doppio bonus idrico con una dotazione complessiva di oltre 20 milioni di euro per il 2021.
Due incentivi, stessa ratio
Il primo bonus (20 milioni di euro per il 2021) andrà a finanziare tutta una serie di interventi riconoscendo un bonus di mille euro per ciascun beneficiario da utilizzare entro il 31 dicembre del prossimo anno. Il bonus servirà a sostenere interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi di rubinetteria, soffioni di doccia e colonne doccia esistenti con nuovi apparecchi a limitazione di flusso d’acqua, su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o singole unità immobiliari. Le spese ammissibili alla contribuzione sono quelle sostenute per i seguenti tasselli: fornitura e posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico, comprese le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e dismissione dei sistemi preesistenti; la fornitura e installazione rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso d’acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, comprese le eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio dei sistemi preesistenti. Le condizioni saranno stabilite in seguito da un decreto del ministro dell’Ambiente ma è già certo che la somma (al massimo 1.000 euro) sarà finanziata fino ad esaurimento.
L’altro bonus, invece, prevede un credito d’imposta del 50% per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzaizone, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica. Lo sconto fiscale per l’acquisto dei filtri arriverà a massimo 1.000 euro per le abitazioni private e a 5.000 euro per i pubblici esercizi. Previsto un finanziamento di 5 milioni l’anno per il 2021 e il 2022. Obiettivo, razionalizzare l’uso dell’acqua potabile e ridurre il consumo di contenitori di plastica.
Intanto il sistema fa acqua
Peccato però che a nessuno sia venuto in mente di destinare una somma all’ammodernamento della rete idrica. Sia chiaro, c’è sempre tempo per aggiornare la bozza del Recovery Plan in cui, ad oggi, non compare nessun intervento infrastrutturale sulle condotte dell’acqua. Eppure non è che non ce ne sia bisogno. Dati alla mano – Blue Book della Fondazione Utilitas del 2017 – il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani); il 25% di queste supera i 50 anni (arrivando al 40% nei grandi centri urbani).
Facile immaginare che con acquedotti così vecchi ogni anno vadano persi diversi miliardi di metri cubi d’acqua. Gli ultimi dati pubblici sono dell’Istat e risalgono al 2018.
Nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana sono stati immessi in rete, nel 2018, 2,5 miliardi di metri cubi di acqua (378 litri per abitante al giorno) e ne sono stati erogati per usi autorizzati agli utenti finali 1,6 miliardi di metri cubi (237 litri per abitante al giorno, sia fatturati sia forniti ad uso gratuito). Ne deriva che il 37,3% dell’acqua immessa in rete è andato disperso, e non è arrivato agli utenti finali (era il 39,0% nel 2016), con ripercussioni finanziarie e ambientali di rilievo, soprattutto considerando gli episodi sempre più frequenti di scarsità idrica che interessano il nostro territorio. Le perdite interessano tutta la rete, da Nord a Sud. Circa l’entità delle stesse può essere utile questa tabella elaborata da Cittadinazattiva che raggruppa o dati per capoluogo di provincia.
Gli investimenti
Le perdite totali di rete si compongono, oltre che di una parte fisiologica, che incide inevitabilmente su tutte le infrastrutture idriche, anche di una parte dovuta a vetustà degli impianti e a rotture, componente prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e di una parte amministrativa, legata a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi. C’è da dire, ad onor del vero, che con il trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), gli investimenti realizzati nel servizio idrico integrato hanno registrato una crescita costante arrivando a 38,7 euro ad abitante nel 2017, con un aumento del 24% negli ultimi 7 anni. A fare i conti è sempre la Fondazione Utilitas ma i dati trovano riscontro anche nel report dell’Autorità di regolazione secondo cui i maggiori investimenti sono stati fatti proprio per limitare la dispersione idrica. Anche in questo caso, un grafico elaborato da Cittadinanzattiva ci aiuta a comprendere meglio.
di Valentina Corvino
Fonte: https://ilsalvagente.it/2020/12/24/101823/