Nonostante l’ampio ricorso alla cassa integrazione e al temporaneo blocco dei licenziamenti imposto dal Governo – misure che hanno almeno contribuito a tamponare l’emergenza – il mondo del lavoro esce dal 2020 con le ossa rotte, come testimoniano i dati pubblicati oggi da Istat: nell’anno del Covid-19 l’Italia segna -444mila occupati a dicembre 2020 rispetto al 2019, oltre a 482mila inattivi in più e a disuguaglianze marcate tra uomini e donne, tra giovani o meno.
Nel corso del 2020 infatti l’occupazione femminile è crollata di ben 312mila unità, contro le 132mila dell’occupazione maschile; sempre su base annua, inoltre, «tutte le classi di età sotto i 50 anni sono caratterizzate dalla diminuzione del tasso di occupazione e dall’aumento del tasso di inattività, mentre tra i 50-64enni avviene l’opposto». Più nel dettaglio, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni il tasso di occupazione cala del 2,4% e quello di inattività cresce del 3%; tra i 25 e i 34 anni i rispettivi dati sono -1,8% e 2,7%, tra i 35 e i 49 anni invece -0,8% e +,14%, quando invece tra i 50 e i 64 anni si registra un +0,3% e un -0,1%, dunque una situazione un poco migliore di quella relativa al pre-pandemia.
Di fronte a numeri tanto drammatici ha un che di paradossale il giro di consultazioni avviate dal presidente della Camera Roberto Fico per arrivare alla definizione di un nuovo Governo, con i partiti che finora non sembrano aver messo al centro del dibattito i nodi centrali del lavoro e della transizione ecologica, peraltro strettamente correlati tra loro.
Come evidenziano infatti le previsioni a medio termine (2020-2024) del Sistema informativo Excelsior, recentemente presentate da Unioncamere, se una speranza c’è di veder tornare a crescere il lavoro sta proprio nella green economy.
«Nei prossimi cinque anni il mercato del lavoro – spiegano nel merito da Unioncamere – richiederà 1,6 milioni di lavoratori che possano sviluppare soluzioni e strategie ecosostenibili e 1,5 milioni di lavoratori in grado di sapersi destreggiare con Internet in maniera più o meno professionale».
Saranno infatti circa 2,7 milioni le persone che complessivamente entreranno nel mondo del lavoro nei prossimi 5 anni e il 62% dovrà essere in possesso di competenze green. Per quasi un milione di questi profili (circa il 38%), l’attitudine alla sostenibilità ambientale si prospetta addirittura un fattore dirimente ai fini dell’assunzione.
Più nel dettaglio, secondo Unioncamere la domanda di competenze green riguarderà in maniera trasversale tutte le professioni, concentrandosi in particolare sui profili ad elevata specializzazione e tecnici: il 46% dei lavoratori con competenze “verdi” saranno infatti profili altamente qualificati (744mila professionisti). Per 452mila di questi la green skill è considerata addirittura determinante.
Un aspetto questo che s’intreccia profondamente con le necessità di adeguati percorsi formativi e di riqualificazione professionale, vista anche l’attuale trascuratezza che avvolge la formazione continua degli adulti. Anche questo, purtroppo, tema che ad oggi non trova spazio nel confronto politico per la definizione del nuovo Governo.
di Luca Aterini
Fonte: https://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/con-la-pandemia-litalia-ha-perso-444mila-occupati-la-ripresa-del-lavoro-potra-essere-solo-green/