Il decreto Milleproroghe ha dato più tempo ai sindaci alle prese con la carta per le aree idonee in cui localizzare il Deposito nazionale delle scorie nucleari. La Sogin è pronta, ma i territori individuati non ci stanno. Intanto in Italia ci sono numerosi siti che attualmente custodiscono da anni i rifiuti radioattivi.
Lo scorso 5 gennaio è arrivato il via libera del ministero dello Sviluppo e del ministero dell'Ambiente alla Sogin: sono stati individuati 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare i rifiuti radioattivi italiani, in sette regioni. Il deposito permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.
Le sette regioni in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee alla costruzione del Deposito nucleare nazionale sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.
Attualmente, invece, i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che “non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”. In Italia i centri che producono e/o detengono rifiuti radioattivi sono installazioni nucleari, centri di ricerca nucleare, centri di gestione di rifiuti industriali, centri del Servizio Integrato.
Nel dettaglio, le principali strutture in Italia in cui si producono e/o si stoccano rifiuti radioattivi sul territorio nazionale e che conferiranno questi rifiuti al Deposito Nazionale sono: 4 centrali in decommissioning, 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning, 1 reattore di ricerca CCR ISPRA-1, 7 centri di ricerca nucleare, 3 centri del Servizio Integrato in esercizio, 1 centro del Servizio Integrato non più attivo.
Nel nostro Paese le scorie si trovano nelle quattro centrali nucleari attive fino agli anni ’80: Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Garigliano (Caserta), Latina, nel Lazio. Altro sito in cui ci sono scorie al momento è l’ex impianto Fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo (Alessandria). Altre scorie sono presenti nei tre impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera). Tra gli altri siti ci sono alcuni centri di ricerca nucleare: ENEA Casaccia (Roma), CCR Ispra (Varese), Deposito Avogadro (Vercelli), LivaNova (Vercelli), CESNEF (Milano), Università di Pavia, Università di Palermo. Inoltre ci sono anche tre centri del Servizio Integrato in esercizio, Nucleco (Casaccia - Roma), Campoverde (Milano), Protex (Forlì-Cesena), e un centro del Servizio Integrato non più attivo, il Cemerad in provincia di Taranto. Significativi, per la loro numerosità sul territorio nazionale, sono i centri di medicina nucleare, fra cui gli ospedali. Queste strutture trattengono la maggior parte dei rifiuti radioattivi che producono fino al loro completo decadimento per poi smaltirli come rifiuti convenzionali.
Fonte: https://tg24.sky.it/ambiente/2021/02/25/rifiuti-nucleari-italia-deposito#00