Da sole, venti aziende globali sono responsabili di più della metà (55%) di tutti i rifiuti di plastica monouso del Pianeta. A puntare il dito contro queste aziende è il nuovo rapporto Plastic Waste Makers, realizzato dai ricercatori della australiana Minderoo Foundation, fondazione filantropica collegata all'industria dei metalli e per questo, il rapporto non è esente da critiche.
Nel tentativo di far luce su uno dei grandi problemi di questo secolo, quello dell'inquinamento da plastica che soffoca ambiente e mari, la ricerca utilizzando diversi dati di valutazione su produzione, finanziamento e consumo di plastica degli usa e getta sostiene che alcune aziende globali - fra cui ai primi posti ExxonMobil, Sinopec, Dow e diverse imprese legate al petrolio e alla chimica - siano responsabili della maggior parte della produzione di imballaggi di plastica che diventano poi rifiuti.
Il rapporto osserva in particolare le aziende che producono, sostengono economicamente o utilizzano polimeri destinati a diventare oggetti usa e getta, dalle mascherine ricche di fibre di plastica sino a sacchetti, bottiglie, tazze, posate monouso e tanti altri. Oggetti che, come sappiamo, sono difficili da riciclare (in media solo tra il 10% e il 15%) e che, se mal gestiti e non diretti a discariche o inceneritori, quando finiscono in natura per una cattiva gestione diventano dannosi per la salute di milioni di animali e vegetali.
Inoltre, stima il report, nonostante divieti e leggi per frenare gli usa e getta come quelle entrate in vigore nel 2021 in Europa, la produzione di plastica monouso a livello mondiale è destinata a crescere del 30% nei prossimi cinque anni, alimentando il contributo al riscaldamento globale e all'inquinamento degli oceani.
La maggior parte dei dati pubblicati fa riferimento al 2019, anno in cui 130 milioni di tonnellate metriche di plastica monouso sono state gettate via in tutto il mondo, con il 35% bruciato, il 31% finito in discariche e almeno 19% disperso in ambiente, in particolare negli oceani e le stime degli esperti prevedono che entro il 2050 la plastica rappresenterà il 5-10% delle emissioni di gas serra.
Fra i Paesi più impattanti per la plastica monouso Cina, Stati Uniti e India, mentre fra le aziende ExxonMobil tra i maggiori produttori di polimeri ha contribuito a generare rifiuti di plastica monouso "con 5,9 milioni di tonnellate nel 2019".
Il rapporto sostiene anche che quasi il 60% dei finanziamenti commerciali per l'industria della plastica monouso arriva da 20 banche globali che hanno investito quasi 30 miliardi di dollari per la produzione di polimeri dal 2011 e pone l'attenzione, nonostante le società del Pianeta si stiano impegnando nella lotta alla crisi climatica, su alcune multinazionali che stanno accelerando sull'utilizzo di combustibili fossili. Fra le banche che hanno erogato fondi in tal senso ai primi posti ci sono Barclays, HSBC e Bank of America, e in classifica presenti anche UniCredit e Credit Agricole.
"Poiché la maggior parte della plastica è prodotta da petrolio e gas, la produzione e il consumo di plastica stanno diventando un fattore trainante significativo della crisi climatica, producendo già emissioni di gas serra sulla stessa scala di un grande Paese" si legge nel rapporto in una prefazione di Al Gore, ambientalista ed ex vicepresidente degli Stati Uniti.
Se si guarda alla generazione del maggior numero di rifiuti plastici monouso su base pro capite, i relatori del report tra cui esperti di Wood Mackenzie, la London School of Economics e lo Stockholm Environment Institute, sottolineano come ai primi posti fra i Paesi ci siano Australia, Stati Uniti, Corea del Sud e Gran Bretagna (l'Italia è al nono posto). Nel dettaglio delle società che contribuiscono alla produzione di rifiuti plastici, la maggior parte (undici) hanno invece sede in Asia, quattro in Europa, tre in Nord America, una in Medio Oriente e una in America Latina.
Di questo passo "si prospetta una catastrofe ambientale: gran parte dei rifiuti di plastica monouso finirà come inquinamento nei Paesi in via di sviluppo con sistemi di gestione dei rifiuti scadenti" scrivono i relatori, sottolineando che serve una nuova legislazione e trasparenza relativa alle aziende produttrici di plastica, dato che "sono la fonte della crisi della plastica monouso con la loro produzione di nuovi polimeri vergini".
"L'inquinamento da plastica è una delle minacce più gravi e critiche che il nostro Pianeta deve affrontare" sostiene Andrew Forrest presidente della Minderoo Foundation. "Le attuali prospettive sono destinate a peggiorare e semplicemente non possiamo permettere a questi produttori di materie plastiche derivate da combustibili fossili di continuare come hanno fatto finora senza controllo".
Sebbene i dati e il report mettano in luce il ruolo delle aziende e dei produttori di materie plastiche relativamente ai problemi ambientali, in una nota la American Chemistry Council prende le distanze dall'analisi della Minderoo Foundation ricordando che "è finanziata in parte da uno dei maggiori fornitori mondiali di ferro" e sostenendo che "i produttori di plastica americani sono profondamente impegnati a porre fine ai rifiuti di plastica e a vincere la lotta contro il cambiamento climatico. Il rapporto Minderoo interpreta male la relazione tra la plastica e la nostra impronta di carbonio. Alcuni degli studi più completi fino ad oggi hanno scoperto che la sostituzione della plastica con altri materiali aumenterebbe infatti gli sprechi e l'impatto della CO2" scrive l'associazione, sostenendo per esempio che nel rapporto manca completamente il "ruolo fondamentale della plastica nelle innovazioni di cui abbiamo bisogno per infrastrutture sostenibili, come pannelli solari, turbine eoliche, veicoli elettrici e stazioni di ricarica".
di Giacomo Talignani
Fonte: https://www.repubblica.it/green-and-blue/2021/05/18/news/plastica_monouso_20_aziende_nel_mondo_producono_piu_della_meta_dei_rifiuti-301587057/