Stop alle auto a benzina o diesel dal 2035, prezzo da pagare per le emissioni prodotte da traffico e riscaldamenti, comparto aereo e marittimo chiamati a far la loro parte, tasse più elevate sui carburanti fossili. Sono le misure che più saltano agli occhi tra le proposte contenute nel pacchetto «Fit for 55» (Pronti per il 55%) presentato ieri dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e vari commissari. Al centro è la riduzione entro il 2030 del 55% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, in vista dell’obiettivo della neutralità climatica per il 2050, obiettivi che sono legge Ue nel quadro del «Green Deal».
«Ora – ha dichiarato Von der Leyen – l’Europa è il primo continente a presentare un’architettura completa per soddisfare le nostre ambizioni climatiche». «Certamente sarà dura – ha detto il vice presidente Frans Timmermans – ma se non agiamo, le prossime generazioni dovranno lottare per avere acqua e cibo». «Con il pacchetto – ha commentato Confindustria – l’Europa ha lanciato il guanto di una sfida di politica industriale senza precedenti», con «un fabbisogno complessivo di investimenti per 3.500 miliardi di euro di cui 600 per l’Italia». Molti investimenti, comunque, potranno essere finanziati con il Piano di rilancio Ue.
È solo una proposta, del resto: ora parte il negoziato con Stati membri e Parlamento Europeo che dovranno varare il pacchetto. «Non c’è tempo da perdere», avverte Timmermans. Partiamo dalle auto. La Commissione propone che le emissioni di vetture e furgoni (per i camion ci sarà una proposta ad hoc) entro il 2030 debbano scendere del 55% rispetto al 2021 e del 100% per il 2035. A quel punto potranno esser immatricolati solo veicoli elettrici o a idrogeno (quelli a combustione già in funzione potranno continuare a circolare). Volkswagen già nei giorni scorsi ha annunciato che non venderà più auto a combustione dal 2035 e Stellantis (Fiat-Chrysler-Psa) investirà oltre 30 miliardi di euro entro il 2025 per le elettriche.
Tuttavia l’Acea (l’associazione europea dei costruttori auto) protesta: «bandire una specifica tecnologia – si legge in un comunicato – non è un modo razionale per avanzare». L’Acea chiede garanzie sulle stazioni di ricarica, e la Commissione propone un regolamento per averne una ogni 60 chilometri in tutta l’Ue, per un totale di 3,5 milioni entro il 2030 e 16,3 milioni nel 2050.
Controversa è la proposta di creare un nuovo mercato di permessi di emissioni (Ets, a pagamento), dal 2025, specifico per traffico ed edifici, che hanno visto aumentare le emissioni. In sostanza i fornitori di combustibili per veicoli e riscaldamenti dovranno pagare per le emissioni causate, passando molto probabilmente i costi ai clienti finali. E infatti non mancano timori di proteste di piazza, in Francia si pensa ai gilet gialli. «È un suicidio politico», ha tuonato l’eurodeputato macroniano Pascal Canfin, presidente della Commissione Ambiente dell’Europarlamento. Per ovviare a questi rischi, Bruxelles propone un «Fondo sociale per il clima» per le fasce più vulnerabili: 72,2 miliardi di euro tra il 2025 e il 2032, alimentato dalla vendita di permessi, ma secondo i critici è insufficiente.
Quanto al mercato ordinario dei permessi di emissione, in funzione dal 2005, la Commissione (dopo una difficile discussione tra i commissari) propone la cancellazione dal 2026 della quota di permessi gratuiti concessi al comparto aereo, il che porterà a un rincaro dei biglietti. Bruxelles chiede pure di includere nel sistema dei permessi anche il comparto marittimo, finora esentato. Altro elemento importante è la proposta di revisione della direttiva sulla tassazione energetica del 2003: la Commissione vuole passare al criterio del contenuto energetico da quello attuale del volume, che privilegia proprio i carburanti fossili, che invece risulteranno così i più tassati.
L’esecutivo Ue chiede inoltre di portare la quota di rinnovabili al 40% entro il 2030, e che gli Stati ristrutturino il 3% degli edifici pubblici ogni anno. Complessivamente, Bruxelles propone di aumentare dal 29% al 40% il taglio entro il 2030 delle emissioni da traffico, riscaldamenti, rifiuti, piccoli impianti industriali e agricoltura rispetto al 2005, per l’Italia si passa dal 33% al 43%. Infine, c’è il meccanismo destinato alle merci provenienti da produttori inquinanti di Paesi terzi (Cbam): chi importa dovrà acquistare permessi corrispondenti alle emissioni provocate dalla produzione della merce acquistata. Un modo per evitare la concorrenza sleale da parte di Stati meno attenti al clima.
Giovanni Maria Del Re
Fonte: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/unione-europea-stop-auto-a-benzina-dal-2035