L’ennesima alluvione che si è abbattuta negli ultimi giorni sul Paese, in particolare in Sicilia e Calabria, è il peggio modo per ricordare un altro e analogo evento estremo che esattamente dieci anni fa fece 13 vittime in Liguria e Lunigiana, per poi paralizzare il territorio delle province di Spezia e Massa e Carrara – dove in sei ore si sono riversate 542 mm di pioggia – per lunghi anni.
A dieci anni dall’alluvione della Liguria e della Lunigiana, il Consiglio nazionale dei geologi spiega che oggi come allora le risorse messe in campo contro il dissesto idrogeologico – che vede il 91% dei comuni italiani a rischio e quasi 7,5 milioni di persone che vivono in territori a rischio molto elevato ed elevato per frane e alluvioni – sono ancora drammaticamente insufficienti.
Per i geologi, per far fronte ad uno scenario così ampio e complesso occorre una programmazione strategica pluriennale che preveda soluzioni integrate tra la realizzazione di opere strutturali di riduzione del rischio e l’adozione di interventi non strutturali quali presidi territoriali permanenti, sistemi di monitoraggio e di allerta, pianificazione di emergenza, manutenzione del territorio e più in generale di prevenzione e gestione del rischio.
«Le risorse previste nel Pnrr di 2,49 miliardi di euro per i prossimi cinque anni, che erano peraltro già state stanziate con il Piano nazionale del 2019, sono decisamente insufficienti, occorre dunque necessariamente riprogrammare la spesa prevedendo adeguate risorse aggiuntive, se si vogliono ottenere risultati significativi nella gestione del rischio idro-geologico», spiega Lorenzo Benedetto, consigliere del Cng.
Di fatto, già nel 2013 il ministero dell’Ambiente stimò in 40 miliardi di euro (e 15 anni di lavori) il fabbisogno per rimettere in ragionevole sicurezza l’Italia. Circa 2,5 miliardi di euro all’anno. Il problema è che ammonta a neanche 7 miliardi di euro la cifra stanziata dallo stesso ministero negli ultimi 20 anni.
«Il problema del dissesto idrogeologico rimane irrisolto e i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo negli ultimi anni e la cementificazione e impermeabilizzazione dei suoli, che proseguono tutt’oggi, costituiscono elementi di ulteriore aggravamento. Per il contrasto al dissesto idrogeologico, è il momento di mettere in campo un’efficace politica nazionale che privilegi gli interventi di prevenzione, ma anche di manutenzione e gestione delle opere e del territorio e che porti al superamento delle gestioni emergenziali», conclude Paolo Airaldi, presidente dell’Ordine regionale geologi in Liguria.
Fonte: https://greenreport.it/news/acqua/da-unalluvione-allaltra-i-fondi-contro-il-dissesto-idrogeologico-restano-sempre-troppo-pochi/