Al momento del suo insediamento da premier, Mario Draghi assicurò che il suo sarebbe stato un «Governo ambientalista», nel senso che «qualsiasi cosa faremo, a cominciare dalla creazione di posti di lavoro, andrà incontro alla sensibilità ambientale», tanto da cambiare nome al ministero dell’Ambiente in ministero della Transizione ecologica.
A oltre un anno di distanza però i fatti non gli stanno dando ragione: la luna di miele con le principali associazioni ambientaliste, se mai è iniziata, è già finita. E anche la principale bandiera del Governo – il Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr), peraltro in larga parte sovrapponibile con la bozza elaborata dal Governo Conte – non sembra tanto “verde” se messo in confronto con quello degli altri Paesi europei.
Un esercizio in cui si è speso nei giorni scorsi l’Osservatorio dei conti pubblici italiani, secondo il quale dei 191,5 miliardi di euro di risorse europee messe a disposizione dell’Italia, il nostro Pnrr destina il 37,5% (71,7 miliardi) per gli obiettivi climatici, praticamente il minimo indispensabile (la soglia indicata dalla Commissione Ue è il 37%, ndr) e meno di quanto destinato da tutti gli altri paesi dell’Unione eccetto la Lettonia».
L’Osservatorio parte da una valutazione che arriva direttamente dalla Commissione Ue, secondo la quale 108 delle 281 sub-misure incluse nel nostro Pnrr possono essere classificate come verdi, di cui 55 al 100% e 53 solo al 40%.
Più nel dettaglio, guardando alle principali misure in campo, al comparto “trasporti e altre infrastrutture verdi” va il 40,1% dei sopracitati 71,7 miliardi di euro, il dato percentuale più alto di tutta l’Ue; l’efficientamento energetico assorbe invece il 30,8%, gli investimenti in energie rinnovabili il 13,8%, mentre le opere di prevenzione ambientale il 15%.
Fonte: https://greenreport.it/news/economia-ecologica/pnrr-litalia-e-penultima-in-europa-per-misure-destinate-alla-transizione-ecologica/