Il 15 Maggio 2022, l’Italia finirà “virtualmente” le risorse naturali del Pianeta ed inizierà ad andare in debito. è così da qualche anno a questa parte, ed anno dopo anno, questo giorno cade sempre prima.
Se tutto il mondo avesse il nostro impatto, ci servirebbero quasi tre Pianeti per sostenere il nostro stile di vita. Ma in che senso? Immaginiamo di avere una dispensa di cibo pensata per sostentarci per un anno intero. L’Italia è stata ingorda e ci ha messo meno di cinque mesi a mangiarsi tutte le provviste. Ora le toccherebbe il digiuno fino alla fine dell’anno, ma non sarà così.
Fino al 31 Dicembre, mangerà senza remore anche le provviste degli altri paesi, che ovviamente non le spetterebbero. Si indebita per mangiare e somma questo debito a tutti quelli collezionati negli anni precedenti. Questo è, a grandi linee, quel succede ogni anno con l’Overshoot Day, cioè il giorno che indica l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni.
Nel 2020, l’Overshoot Day Italiano è caduto il 14 Maggio, nel 2021 il 13 Maggio, e inaspettatamente quest’anno abbiamo recuperato un paio di giorni. Abbiamo fatto qualche passo in avanti rispetto ai precedenti due anni, ma è comunque evidente che, a livello mondiale, qualcosa non va.
Gli stili di vita di noi, persone dei paesi del primo mondo, sono devastanti per il pianeta, e non vanno di pari passo con la sua biocapacità, ovvero la sua capacità di produrre risorse naturali e ciclicamente rinnovarle. Sfruttiamo le risorse della terra per oltre il 60% delle sue possibilità di rigenerarle e fornirci servizi vitali, distruggendo equilibri che hanno impiegato milioni di anni per perfezionarsi. Abitiamo in un mondo finito ma viviamo come se quello che può darci non finisse mai.
L’Overshoot day è una data calcolata dall’organizzazione internazionale Global Footprint Network che ha il compito di calcolare l’impronta ecologica di ogni paese sulla base dei consumi e dell’impatto ambientale delle loro attività. Ogni Paese ha la sua data, che ogni anno cambia e si avvicina sempre più. Infatti, si può parlare di Overshoot day nazionale, oppure di Overshoot day mondiale.
Quali sono i paesi che inquinano e consumano di più?
Il Quatar è in testa, avendo finito le proprie risorse il 10 Febbraio, il Canada, gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi ci sono arrivati solo un mese dopo, e nei dieci giorni successivi li ha raggiunti l’Australia. Chi sono invece i paesi più sostenibili? Jamaica, Ecuador, Indonesia, Cuba, Iraq.
La media globale di ogni Overshoot Day cambia di anno in anno. L’Overshoot Day Mondiale 2020 è stato il 22 Agosto, e nel 2021 è caduto il 29 Luglio, ma ancora non sappiamo quando cadrà quest’anno.
Purtroppo, negli anni questa inquietante scadenza è stata sempre più anticipata (fatta eccezione per il 2020, anno della pandemia) indice del fatto che stiamo consumando l’equivalente di 1.6 pianeti all’anno, cifra che dovrebbe salire fino a due pianeti entro il 2030, in base alle tendenze attuali. Scopriremo l’impatto mondiale di quest’anno solo il 5 Giugno, quando la data verrà ufficialmente annunciata.
L’Overshoot Day è oggi tra gli indicatori più completi disponibili per la contabilità delle risorse biologiche. è basato su 15.000 dati per paese all’anno, somma tutte le richieste delle persone per le aree biologicamente produttive (cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e sistemazione delle infrastrutture)
Ma cosa pensa la comunità scientifica di un calcolo come l’Overshoot Day? Per alcuni non è accurato, per altri è una sottostima, e per altri ancora semplifica troppo questioni e problemi complessi. è sicuramente uno strumento semplice ma fondamentale ed efficace per comprendere quanto i paesi, soprattutto quelli occidentali, il ricco “nord” del mondo, pesi sulle risorse del Pianeta, e quanto poco si stia impegnando per prendere decisioni veloci e coraggiose.
Come siamo arrivati all’Overshoot Day?
Il sovraconsumo globale documentato dai calcoli dell’impronta ecologica, è iniziato nei primi anni ’70. Era solo il 1972 quando l’Overshoot Day cadeva il 10 dicembre e sforavamo di pochi giorni il nostro carbon budget. Ad oggi, il debito ecologico che abbiamo accumulato, risulta pari alla produzione di 18 anni della Terra. Questo deficit è molto superiore a quello economico e riguarda la base stessa della nostra vita, perché senza un ambiente sano e resiliente, non abbiamo gli elementi fondamentali che ci consentono di respirare, bere e mangiare.
Il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 150 anni, è per il 97% innescato dalle attività umane, che sono la principale causa della crisi climatica che stiamo vivendo. Noi esseri umani, otto miliardi di individui, rappresentiamo appena lo 0,01% della vita sul Pianeta (in termini di biomassa), relativamente pochi, eppure dagli albori della civiltà umana, con la diffusione dell’agricoltura e delle attività industriali abbiamo completamente stravolto il Pianeta che ci ospita.
Da quando l’Homo Sapiens è apparso su questo Pianeta, circa 300.000 anni fa, abbiamo gradualmente perso la “natura” e quel che consideriamo “naturale” un pezzetto sempre di più. Non a caso abbiamo ribattezzato quest’epoca come “antropocene”, l’era geologica in cui la nostra azione ha modificato l’intero globo. Negli ultimi 60 anni siamo riusciti ad assestare i colpi decisivi e modellare la vita su questo Pianeta a nostro piacimento, a nostro uso e consumo, provocando danni irrimediabili all’ambiente.
Cosa possiamo fare per essere più sostenibili?
L’impatto ambientale e climatico non è totalmente responsabilità di singoli individui che vivono immersi in un sistema che detta le regole del gioco, e che li mette nelle condizioni di avere ben poche alternative al modello di vita che si propone e perpetua. Si fa sempre riferimento alle nostre scelte personali e quotidiane, e certamente non possiamo permetterci di deresponsabilizzarci, ma il vero cambiamento, dovrebbe avvenire ed essere richiesto, dai piani più alti.
I due settori che emettono più gas climalteranti sono quelli legati alla produzione energetica e al sistema alimentare basato sulle proteine animali. C’è chi sostiene che ci si dovrebbe concentrare sull’uno o sull’altro, ma per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi, dobbiamo sia allontanarci dai combustibili fossili, sia ridurre le emissioni dovute alla produzione alimentare globale. Infatti, se anche riuscissimo ad azzerare completamente le emissioni prodotte dai fossili, quelle derivanti dalla sola produzione alimentare ci porterebbero ben oltre il carbon budget disponibile per rimanere entro il limite di 1,5°C.
Oggi, abbiamo a disposizione molte soluzioni mirate per invertire il sovrasfruttamento delle risorse e sostenere la rigenerazione della biosfera nella quale viviamo. Le opportunità provengono da tutti i settori della società, ma il modello economico che ci ha portato a questa situazione, continua a perseguire una crescita materiale e quantitativa illimitata che non possiamo più permetterci. Sarà fondamentale invertire la rotta per evitare ulteriori insanabili deficit ecologici, ed è necessario passare urgentemente da un’economia della crescita ad una economia del ben-essere. Agire ora e non temporeggiare, è diventata una questione vitale.
Esistono molte soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sul futuro vivibile che desideriamo. In primis, se ognuno si occupasse di essere attivo a livello locale e richiedere cambiamenti a livello locale, provinciale, regionale, nazionale con gli strumenti a disposizione, farebbe già tantissimo. Il movimento #MoveTheDate propone esempi di opportunità che contribuiscono a spostare la data dell’Overshoot Day. Qui puoi calcolare la tua impronta ecologica.
Tre decisioni impattanti da prendere ora:
Cambiare banca, e scegliere una banca etica che investe i soldi dei risparmiatori per lavorare sull’economia reale e costruire un futuro equo e vivibile per le comunità;
Cambiare fornitore di energia in casa e scegliere chi si rifornisce da fonti 100% rinnovabili;
Transitare ad un’alimentazione a base vegetale, che sia il più possibile locale, stagionale e proveniente da un’agricoltura responsabile. Quello che decidiamo di metterci nel piatto ogni giorno ha un grande impatto a livello collettivo.
Il sovrasfruttamento delle risorse terrestri è oramai giunto ormai a livelli spaventosi, abbiamo bisogno di essere parte della soluzione, diventando il cambiamento a cui vogliamo assistere nel mondo.
di Alice Pomiato
Fonte: https://quifinanza.it/green/overshoot-day-italiano-abbiamo-finito-le-risorse-ma-non-la-speranza/646256/