La geografia dell’innovazione ambientale in Europa

Come abbiamo riscontrato dai recenti avvenimenti, il cambiamento climatico si configura sempre più come un fenomeno globale le cui manifestazioni hanno un forte connotato locale. Per tale ragione gli impatti di questa minaccia richiedono soluzioni coerenti con le specificità dei diversi territori.

 

Un elemento di notevole importanza per affrontare questa sfida è rappresentato dall’innovazione tecnologica, intesa sia come strumento di adattamento alle discontinuità legate al cambiamento climatico, sia come mezzo per mitigare gli effetti negativi sull’ambiente dei sistemi di produzione e distribuzione.

 

Data l’importanza di questa attività, monitorare quanto regioni e paesi innovano è di vitale importanza per definire l’efficacia delle politiche industriali e dell’innovazione. Tuttavia, questa quantificazione non può essere il solo strumento per delineare il quadro d’azione necessario per raggiungere gli obiettivi di lungo periodo.

 

Per analizzare quali territori possono aspirare in futuro a ricoprire ruoli primari nello sviluppo di competenze tecnologiche è necessario esplorare il loro grado di specializzazione e, ancora più importante, quello di diversificazione – elemento essenziale per aumentare la resilienza dei sistemi economici.

 

Un recente studio[1] realizzato grazie alla collaborazione tra l’Università degli studi di Ferrara, il Joint research centre (Siviglia) della Commissione europea, Ingenio [Csic-Upv] (Valencia) e la Scuola superiore S. Anna, ha esplorato la distribuzione geografica dell’attività innovativa ambientale e ha ottenuto due importanti risultati.

 

Il primo riguarda la mappatura di quanto le regioni europee siano specializzate nella produzione di tecnologie verdi. Il valore aggiunto di questo esercizio è l’utilizzo di un indicatore (Green technological fitness) che non solo analizza la specializzazione regionale nella produzione di tecnologie “verdi” ma anche quali innovazioni vengono sviluppate nelle regioni. In particolare, attraverso questo indicatore possiamo sapere se le regioni sviluppano tecnologie che sono prodotte anche in altre zone del pianeta, oppure se introducono tecnologie molto specifiche, che vengono sviluppate in pochi contesti e per tale ragione considerate più complesse.

 

Dalla Figura 1 si può notare come le regioni colorate con un verde più scuro, siano specializzate nella realizzazione di molte tecnologie ambientali più complesse, ovvero, tecnologie per cui solo poche regioni hanno le competenze necessarie per poterle sviluppare. Con particolare riferimento al nostro Paese, possiamo apprezzare un processo di armonizzazione che ha caratterizzato le regioni italiane negli anni più recenti, con molte aree che si assestano a livelli elevati di produzione di tecnologie verdi complesse.

 

Un secondo elemento emerso dall’articolo sottolinea come l’innovazione ambientale e non ambientale (cosiddetta “brown”) siano strettamente collegate, al contrario di quanto si possa pensare. Se la competizione tra queste tecnologie è evidente nell’assegnazione di sussidi e altre politiche di incentivazione, dal punto di vista tecnologico, l’innovazione ambientale ha uno stretto legame con lo sviluppo tecnologico brown.

 

Questo legame si concretizza nello sfruttamento di una base di conoscenza molto simile, la quale si avvale di scoperte scientifiche, principi, componenti, euristiche, ecc. non necessariamente sviluppate per il mondo tecnologico verde. Si pensi al motore elettrico, ai sistemi di ricarica delle batterie, alle eliche delle pale eoliche. Queste tecnologie si affidano ad una base di conoscenza sviluppata per tecnologie brown (o più in generale non ambientali), ma che viene sfruttata anche per la creazione di tecnologie verdi.

 

Per analizzare e monitorare questa relazione dal punto di vista regionale, lo studio in questione sviluppa un indicatore regionale (Green technologicalpotential) per identificare il potenziale contributo delle regioni alla transizione tecnologica ambientale (Figura 2).

 

Anche in questo caso, colori più scuri sono assegnati alle regioni più virtuose e che si specializzano in campi tecnologici brown che hanno un elevato potenziale per lo sviluppo di tecnologie ambientali. Particolarmente interessante è l’elevata potenzialità riscontrata nelle regioni del centro e sud Italia. Il risultato sottolinea la specificità di queste aree: se dal punto di vista quantitativo il distacco rispetto ai leader europei in campo innovativo è ancora da colmare, dal punto di vista qualitativo sono caratterizzate da una base di conoscenza utile per lo sviluppo tecnologico verde.

 

È doveroso dunque sottolineare come la transizione ecologica, spinta dal Green deal europeo, possa generare opportunità di ricchezza e sviluppo anche per quei territori che, ad oggi, non sono annoverati tra i principali contributori alla crescita economica. Questo vale per l’attività innovativa ma anche per altri apparati del sistema economico.

 

di Nicolò Barbieri

 

Fonte: https://greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/geografia-innovazione-ambientale-in-europa/