Le imprese che raggiungono le migliori performance Esg sono anche le più solide, quelle che presentano il minor rischio di credito: un fenomeno che trascende le dimensioni aziendali ma diventa più rilevante per le piccole e medie imprese, che risultano fino a 5 volte meno rischiose se adottano politiche di sostenibilità performanti. È una conferma, ma di un certo peso vista la mole di dati che sono stati esaminati, una delle principali evidenze che emergono dalla seconda edizione di Esg Connect, la ricerca che Cerved Rating Agency, agenzia di rating italiana del gruppo Cerved specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie e del grado di sostenibilità degli operatori economici.
Cerved Rating Agency - che nelle valutazioni include anche elementi Esg e quindi ha una 'duplice visuale' sulle realtà aziendali - ha confrontato le differenti probabilità di default medie associate ai vari profili di sostenibilità partendo da circa 18.000 imprese italiane a cui ha direttamente assegnato un rating, e da un numero consistente di società straniere. L’analisi, aggiornata con i dati di settembre 2022, ha riguardato oltre 3 milioni di datapoint relativi a campioni significativi ed equamente diversificati per dimensione e settore del tessuto industriale. Il risultato è un trend che si conferma anche nel 2022 per tutte le aziende, incluse le Corporate internazionali, benché le piccole imprese italiane siano caratterizzate da un maggiore rischio di credito medio: le società con valutazione Esg bassa hanno in media una probabilità di default dalle 2 alle 5 volte superiore a quella delle più virtuose. Ad esempio, nelle piccole imprese si va dal 7,25% di probabilità di fallire di chi non è sostenibile all’1,55% di chi invece lo è, mentre per le aziende medie e grandi che hanno un rating Esg la forbice va dal 3% allo 0,9% rispettivamente.
“La transizione, ormai non più rinviabile, verso un’economia sostenibile si basa su investimenti in progetti e iniziative in grado di ridurre l’impatto ambientale, facilitare i rapporti tra gli stakeholder e migliorare il governo di impresa – ha commentato Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency - Oggi però non ci si può più limitare ai proclami, occorre verificare se le scelte adottate hanno prodotto risultati positivi. E, in effetti, dai nostri studi e dal dialogo con i clienti notiamo un progressivo spostamento verso l’impegno in tal senso: la misurazione delle performance e degli impatti delle politiche Esg è un tassello fondamentale per contribuire a ridurre i fenomeni di greenwashing e raggiungere concretamente gli obiettivi dell’agenda climatica e sociale”.
“Questa ricerca è un ulteriore contributo che il Gruppo Cerved vuole dare al Paese – ha aggiunto Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group – per stimolare un approccio data-driven ai temi sollevati dalla transizione sostenibile: è evidente a tutti che non si possono più scindere gli obiettivi di crescita economica da quelli di sostenibilità”.
Cerved Rating Agency ha sviluppato un approccio evoluto di soluzioni e valutazioni Esg per comprendere quali fattori ambientali, sociali e di governance possano tradursi in rischi e opportunità per le imprese e quale sia il loro impatto sugli elementi economico-finanziari, anche tenendo conto degli elementi che possono incidere sui modelli di business o sull’orientamento strategico delle aziende. A questo scopo, è stata definita una heatmap dei fattori di rischio Esg sui principali macrosettori industriali, così da avere un termometro della rilevanza specifica di alcune variabili.
Rispetto alla dimensione ambientale, spiccano la gestione dei materiali e rifiuti pericolosi, le elevate emissioni di CO2 e l’inquinamento dei suoli e dell’aria, particolarmente significativi nel settore chimico, edilizio, dell’estrazione dei minerali, della produzione metallurgica e dell’Oil & Gas. Rispetto a quella sociale, i rischi di salute e le condizioni lavorative per le maestranze, l’impatto sulla comunità di riferimento e la sicurezza dei prodotti trasportati incidono sulle performance del settore logistico/shipping, retail, tessile, estrattivo e dell’Oil & Gas. Infine, la variabile governance è più rilevante nei settori maggiormente influenzati dal rispetto di regolamenti, licenze e permessi nonché da normative emergenti come la Tassonomia: tra i settori più a rischio, l’estrattivo e il real estate, mentre l’esposizione a corruzione, riciclaggio, frode e comportamenti anticoncorrenziali pesano sul sistema bancario e finanziario e sulle costruzioni.
La tassonomia Ue: quali implicazioni per le imprese italiane?
Uno dei focus della ricerca riguarda la tassonomia europea, cioè la classificazione delle attività economiche che possono dirsi sostenibili secondo specifici parametri e a cui devono fare
riferimento finanziatori e investitori nel favorire la transizione ecologica. “La tassonomia adottata dall’Unione Europea consente di definire in modo univoco quali siano gli investimenti
sostenibili per contrastare il fenomeno del greenwashing – spiega Negri -. Tuttavia, la nostra ricerca mostra come al momento solo poco meno del 30% delle aziende italiane sia considerata
ammissibile con tale Regolamento europeo, riducendo di fatto il numero delle imprese o segmenti di business che possano beneficiare dell’accesso agli strumenti di finanza sostenibile. È solo al
momento ipotizzabile che le future evoluzioni della tassonomia porteranno a una riduzione di questo gap iniziale”.
Da un’analisi di scenario è possibile prevedere ricadute in varia misura negative per diversi comparti industriali - i cosiddetti laggards: dai trasporti marittimi alla produzione di plastica,
ferro, acciaio, energia da fonti fossili – mentre altri si vedranno avvantaggiati al 2030. Sono i leaders, ovvero quelle imprese che offrono beni e servizi funzionali al raggiungimento degli
obiettivi di Parigi in tema di surriscaldamento globale, il cui vantaggio competitivo risulterà in termini di minor rischio di default (-16% al 2025 e -23% al 2030) e maggiore accesso ai
finanziamenti. Si va dalla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili a quella di batterie, all’efficientamento edilizio alle soluzioni data-driven per la riduzione di emissioni.