Lo confermano i dati dell’osservatorio Copernicus. Se le temperature miti hanno consentito il risparmio di gas per il riscaldamento, l’impatto su agricoltura e biodiversità potrebbe essere devastante.
La sensazione era netta, ma ora arriva anche la conferma ufficiale dai dati meteo dell’osservatorio Copernicus. L’inverno ormai agli sgoccioli è stato il secondo più caldo mai registrato in Europa, con temperature di 1,4°C superiori alla media del periodo 1991-2020. Solo in quello tra il 2019 e il 2020, infatti, le temperature erano state mediamente più alte.
In questa stagione, l’ondata di calore più intensa si è registrata tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, con temperature record in diversi Paesi europei e la mancanza di neve che ha imposto la chiusura di varie stazioni sciistiche. Per la comunità scientifica, le temperature abbondantemente sopra la media anche in inverno sono l’ennesima conferma del cambiamento climatico.
E se questo ha consentito di abbassare la domanda di gas per il riscaldamento, ci sono stati impatti negativi sull’agricoltura e sulla biodiversità. Le piante, ad esempio, hanno iniziato a fiorire fuori stagione, mentre alcuni animali sono usciti prematuramente dal letargo. Salvo poi essere più vulnerabili e colti di sorpresa con gelate improvvise. Un vero e proprio dramma, specialmente per le specie con popolazioni ridotte e più a rischio di estinzione.
di Enrico Chillè
Fonte https://www.teleambiente.it/clima-caldo-inverno-europa/