Dall’inizio del XVI secolo ad oggi, in tutto il mondo si sono estinti almeno 680 vertebrati, dal dodo al lupo di Sicilia e la tigre di Tasmania, quasi sempre per cause dovute alle attività antropiche. Almeno il 9% di tutte le specie di mammiferi allevati per l’alimentazione o l’agricoltura sono state portate all’estinzione e almeno 1000 sono minacciate. L’“Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature” dell’ Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), redatto da 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche, conferma che la natura sta «diminuendo a livello globale a tassi senza precedenti nella storia, e il tasso di estinzione delle specie sta accelerando. La biodiversità e i contributi della natura alle persone sono il nostro patrimonio comune e la più importante “rete di sicurezza” a sostegno della vita dell’umanità. La diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi, così come molti contributi fondamentali che ci offre la natura, dal cibo al legno e al sequestro del carbonio, stanno diminuendo rapidamente, sebbene abbiamo ancora i mezzi per garantire un futuro sostenibile per le persone e il pianeta».
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), su mandato del ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica rappresenta, insieme al ministero, l’Italia all’ IPBES, partecipa alla definizione dei programmi di lavoro ed indica e stimola la partecipazione di esperti italiani alla redazione dei rapporti. E proprio l’Ispra ha presentato il rapporto IPBES a Roma in un convegno che ha discusso dei diversi valori della natura e d alcune sfide chiave per il futuro della conservazione della biodiversità».
La conferenza, ospitata dalla sede italiana del Parlamento europeo, è stata l’occasione per ricordare che «L’IPBES sostiene che circa 1 milione di specie (un quarto di quelle conosciute) è a rischio d’estinzione. Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso».
Gli autori del rapporto hanno coniato l’espressione “dead species walking” che indica «Le circa 500 mila specie non ancora estinte, ma che a causa della distruzione e degradazione degli habitat a loro disposizione e ad altri fattori legati alle attività umane (sovra-sfruttamento, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive) vedono ridurre le loro probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo».
Ispra evidenzia che «Il 25% delle specie animali e vegetali è minacciato di estinzione. Oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione. Sempre secondo IPBES, la biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell’82% e un uno studio recente calcola che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi sia rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%). Per gli insetti, i dati disponibili fanno ritenere che almeno il 10% delle specie sia minacciato. Negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%».
Gli scenari sviluppati da numerosi scienziati, sulla base dei dati oggi disponibili, indicano che «Gli attuali tassi di estinzioni delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta» e l’Ispra rammenta che «Questi numeri portano a riferire il tempo che stiamo vivendo come sesta estinzione di massa, dopo quelle precedenti causate da eventi cosmici e planetari, tra le quali tutti conoscono quella che portò all’estinzione i dinosauri, 65 milioni di anni fa».
Per aiutare la politica a comprendere meglio i modi molto diversi in cui le persone concepiscono e apprezzano la natura, il Rapporto IPBES fornisce una classificazione nuova e più completa dei valori della natura che, spiegano all’Ispra, evidenzia come «Diverse visioni del mondo e sistemi di conoscenza influenzano il modo in cui le persone interagiscono e apprezzano la natura e presenta quattro prospettive generali: vivere dalla natura (la capacità della natura di fornire risorse per sostenere i mezzi di sussistenza, i bisogni e i desideri delle persone, come cibo e beni materiali; vivere con la natura (concentrarsi sulla vita “diversa da quella umana”); vivere nella natura (l’importanza della natura come ambiente per il senso del luogo e dell’identità delle persone);vivere come natura (vede il mondo naturale come una parte fisica, mentale e spirituale di se stessi)».
Il rapporto afferma che «Il modo in cui la natura viene valutata e considerata nelle decisioni politiche ed economiche è un fattore chiave della crisi globale della biodiversità e dei principali problemi socio-ecologici» e sottolinea che «La prevalente attenzione del mercato ai profitti a breve termine e alla crescita economica tout court ha privilegiato la produzione in modo intensivo di alimenti e fibre e trascurato i molteplici valori e benefici della natura, da quelli ecologici (tra cui: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, regolazione del ciclo dell’acqua e riduzione dei rischi associati ai disastri naturali) a quelli relazionali (come quelli spirituali, culturali ed emozionali). Questi ultimi, in particolare, rappresentano spesso le motivazioni più forti e più comuni nelle lotte dei cittadini per proteggere le specie, gli ecosistemi o anche singoli organismi. L’asimmetria delle attenzioni del mercato rispetto alle diverse categorie di valori ha portato, secondo il rapporto, a decisioni sbagliate che hanno ridotto il benessere delle persone e concorso alle crisi della natura e del clima».
Per quanto riguarda le tendenze globali della capacità della natura di sostenere i contributi alla buona qualità della vita dal 1970 ad oggi, c’è stato un calo per 14 delle 18 categorie analizzate. Per molte categorie sono inclusi due indicatori che mostrano diversi aspetti della capacità della natura di contribuire al benessere umano.
Fonte: https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/rapporto-ipbes-500mila-dead-species-walking-non-ancora-estinte-ma-a-rischio/