Nel 2008 il granchio blu è approdato definitivamente dalle coste atlantiche degli Stati Uniti allo Ionio e all’Adriatico, dopo sporadici tentativi nei decenni precedenti. E quest’estate ha riempito i tg agostani (e i menù di qualche ristorante) dopo aver fatto razzia per anni di cozze e vongole. Aedes albopictus e Aedes Egypti, due specie di zanzare che possono trasmettere il virus Zika, sono ormai da molti anni di casa anche in Europa alle latitudini più elevate. E ancora: nutrie, scoiattolo grigio, la rana toro, e tra le piante l’ailanto e la lantana. Sono alcune delle specie aliene invasive che conosciamo ormai da vicino in Italia. E di cui patiamo l’impatto. Un impatto – su salute, sicurezza alimentare, economia – che a livello globale arriva a cifre da capogiro: almeno 423 miliardi di dollari l’anno.
I numeri delle specie aliene invasive nel mondo
Un conto salatissimo per un fenomeno in piena espansione: le specie invasive che si adattano a nuovi habitat e interferiscono con gli equilibri esistenti sono qualcosa come 37mila in tutto il mondo e aumentano al ritmo di 200 l’anno. E con loro aumentano i costi globali. Ogni 10 anni, dal 1970, l’impatto delle specie aliene invasive è quadruplicato. A calcolarlo, mantenendo stime conservative, è il primo rapporto globale sul tema curato dall’IPBES, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici.
“Le specie esotiche invasive rappresentano una grave minaccia per la biodiversità e possono causare danni irreversibili alla natura, compresa l’estinzione di specie locali e globali, e minacciare anche il benessere umano”, sostengono Helen Roy, Anibal Pauchard e Peter Stoett, co-presidenti del gruppo di lavoro che ha curato il rapporto.
Non tutte le specie aliene sono invasive. Ma quelle che ne hanno le caratteristiche lasciano un segno profondissimo sugli ecosistemi di arrivo. Le specie aliene invasive, ricostruisce il rapporto dell’IPBES, sono state un fattore importante nel 60% delle estinzioni globali di animali e piante considerate nel documento. E sono l’unico fattore determinante nel 16% dei casi. Almeno 218 specie aliene invasive sono state responsabili, da sole, di oltre 1.200 estinzioni locali. E se è vero che gli impatti sono anche positivi, l’85% delle conseguenze delle invasioni biologiche sulle specie autoctone sono negative.
Ma non abbiamo gli strumenti adeguati per difenderci da un fenomeno di queste proporzioni. Che spesso gli stati sottovalutano. “Sarebbe un errore estremamente costoso considerare le invasioni biologiche solo come un problema di qualcun altro”, ha affermato Pauchard. “Sebbene le specie specifiche che infliggono danni varino da luogo a luogo, si tratta di rischi e sfide con radici globali ma impatti molto locali, che affrontano persone in ogni paese, di ogni provenienza e in ogni comunità – anche l’Antartide è colpita”.
Chi subisce di più l’arrivo delle specie aliene invasive? Il rapporto mostra che il 34% degli impatti delle invasioni biologiche sono stati segnalati dalle Americhe, il 31% dall’Europa e dall’Asia centrale, il 25% dall’Asia e dal Pacifico e circa il 7% dall’Africa. Queste specie sono più dannose sulle isole, con un numero di piante esotiche che ora supera il numero di piante autoctone in oltre il 25% di tutte le isole.
Fonte: https://www.rinnovabili.it/ambiente/biodiversita/specie-aliene-invasive-ipbes/