Non c’è sostenibilità ambientale e sociale – o fiducia nelle istituzioni democratiche – dove la disuguaglianza economica raggiunge livelli tali da sbriciolare i legami che tengono insieme la comunità dei cittadini.
È quanto sta avvenendo in Europa e in Italia in particolare, ma non si tratta di un destino inevitabile quanto di una scelta puramente politica, che è dunque possibile cambiare una volta preso atto del problema. E basterebbe davvero poco, come mostra un nuovo studio elaborato dal gruppo dei Verdi/Ale dell’Europarlamento.
Introducendo una piccola tassa patrimoniale progressiva (dall’1,7% al 3,5%) sullo 0,5% degli europei più ricchi, gli Stati membri potrebbero incamerare annualmente 213,3 mld di euro; considerando anche una stima delle ricchezze nascoste nei paradisi fiscali, il dato salirebbe di altri 59,5 mld di euro, arrivando a un totale di 272,8 mld di euro l’anno.
Lo studio documenta inoltre che «un’imposta sul patrimonio non causerebbe un trasferimento significativo degli individui più ricchi al di fuori dell’Ue».
Calata nel contesto italiano, una simile tassa vale 27,2 miliardi di euro annui, ovvero l’1,42% del Pil, cui si potrebbero aggiungere altri 3,2 mld di euro guardando ai patrimoni offshore. Si tratta di 30,4 mld di euro (l’1,59% del Pil) che potrebbero essere usati per combattere la disuguaglianza, aiutare i lavoratori più poveri e finanziare la transizione ecologica.
Mentre i super-ricchi vedrebbero calare solo di poco i loro enormi patrimoni, il 99,5% degli italiani avrebbe solo vantaggi. Basti osservare che 30,4 mld di euro annui sarebbero sufficienti a pagare gli stipendi a quasi 1 milione di insegnanti o ad altrettanti infermieri, ad aumentare del 42% il budget dell’istruzione, del 22% la spesa sanitaria, oppure a più che raddoppiare il sostegno ai disoccupati. In altre parole, sono l’equivalente di un assegno pari a 1.180€ l’anno per ogni nucleo familiare italiano.
«I policy maker europei sono sempre alla ricerca di modi creativi per affrontare le sfide che i cittadini comuni si trovano ad affrontare, ignorando l’elefante nella stanza – commenta l’eurodeputata Kira Peter-Hansen, vicepresidente del gruppo dei Verdi/Ale – Possiamo affrontare i problemi della povertà, della coesione sociale e del cambiamento climatico solo se iniziamo ad affrontare le disuguaglianze nel nostro sistema. Un’imposta patrimoniale piccola e progressiva potrebbe dare ai bilanci nazionali la spinta di cui hanno bisogno. La disuguaglianza continuerà a crescere finché non faremo nulla al riguardo. Ciò che proponiamo non è radicale, è logico ed essenziale. Non possiamo continuare a sederci e guardare mentre il mondo bruciare mentre i più ricchi del mondo volano in giro su jet privati, dicendo che non si può fare nulla».
Negli ultimi decenni i ricchi sono stati protetti dalla convinzione dominante che tassarli sarebbe dannoso per l’economia, ma le ricerche economiche più aggiornate stanno andando invece in direzione diametralmente opposta. E alcuni Paesi stanno iniziando a metterle in pratica.
A partire dalla Spagna, che quest’anno ha introdotto (temporaneamente) l’Impuesto temporal de solidaridad de las grandes fortunes; la patrimoniale proposta per l’Italia come per tutta Europa dai Verdi si ispira a quest’esempio e porterebbe grandi benefici in tutto il Vecchio continente, richiedendo un contributo peraltro minimo ai super-ricchi, che nel corso degli ultimi anni sono diventati sempre più ricchi.
«Mentre negli Stati membri dell’Ue metà della popolazione possiede solo il 3,5% della ricchezza totale, lo 0,5% più ricco possiede il 19,7% della ricchezza complessiva e ha aumentato le fortune (al netto dell’inflazione) del 35% negli ultimi 10 anni», sottolinea il report.
Si tratta di un aumento della disuguaglianza enorme, che in Italia si presenta in modo particolarmente forte per quanto riguarda sia l’andamento dei redditi, sia quello dei patrimoni.
Nel nostro Paese i poveri sono quasi triplicati dal 2005, e al contempo lo studio The concentration of personal wealth in Italy 1995-2016 documenta che la ricchezza dello 0,1% degli italiani più ricchi è raddoppiata (e quella dello 0,01% triplicata) dalla metà degli anni ’90, mentre quella posseduta dalla metà più povera del Paese è calata dell’80%.
La disuguaglianza estrema rappresenta ormai un’infezione che sta portando al collasso la tenuta sociale del Paese, minando alla base anche la necessaria transizione ecologica. È giusto e necessario tassare i più ricchi, che sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra, per finanziarla: come mostra un recente studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa incentrato sull’1% degli europei più ricchi, basterebbe aumentare la progressività delle tasse su grandi patrimoni, plusvalenze finanziarie e profitti delle multinazionali per ricavare tutte le risorse necessarie (circa 400 mld di euro l’anno) per dare forma al Green deal, senza che il 99% dei cittadini debba tirare fuori un euro, godendo anzi dei vantaggi legati a un’economia più sana sotto tutti i profili.
di Luca Aterini
Fonte https://greenreport.it/news/economia-ecologica/una-patrimoniale-per-la-sostenibilita-30-mld-di-euro-lanno-dallo-05-degli-italiani-piu-ricchi/