Sostenere un nuovo obiettivo globale per l’energia rinnovabile, collaborare sul metano e sull’inquinamento da plastica. Questi sono i risultati finali espressi da Stati Uniti e Cina, in una dichiarazione congiunta uscita martedì, che fa seguito alla quattro giorni della settimana scorsa in cui i rispettivi inviati speciali per il clima – John Kerry e Xie Zhenhua – hanno ufficialmente riavviato la cooperazione climatica bilaterale tra i due emettitori più importanti del pianeta in vista dell’incontro tra i due capi di Stato.
L’intesa, che prende il nome di “Accordo di Sunnylands”, prevede la riattivazione del gruppo di lavoro guidato dai due zar del clima, sotto cui Washington e Pechino porteranno avanti gli obiettivi delineati dall’accordo nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la Cop28, in agenda per fine novembre. Almeno sulla carta la spinta è molto ambiziosa, considerando che le due economie sono responsabili per il 38% delle emissioni in atmosfera, e può imprimere un’accelerazione sostanziale agli sforzi di decarbonizzazione globali.
Nel documento, Usa e Cina esprimono il loro sostegno alla dichiarazione dei leader del G20 dello scorso settembre, ossia triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030. I due Paesi hanno concordato di “accelerare la sostituzione della produzione di carbone, petrolio e gas” e ridurre “significativamente” le emissioni del settore energetico nel corso del decennio. Nessuna traccia dell’eliminazione graduale dei combustibili fossili, obiettivo “irrealistico” per Pechino, che continua a costruire centrali a carbone per alimentare la rete cinese.
Significativo il passaggio sul metano, un risultato che si era intravisto alla chiusura dei colloqui tra Kerry e Xie: le due economie più grandi al mondo hanno concordato di includere il gas (che nel breve termine ha un effetto climalterante ottanta volte superiore alla CO2) nei rispettivi obiettivi climatici al 2035. È la prima volta che la Cina si impegna in tal senso, ma brillano per la loro assenza dei numeri precisi per definire la riduzione delle emissioni nocive. Con questa mossa Pechino recupera lo spirito dell’intesa raggiunta con Washington a margine della Cop26 di Glasgow, nel 2021, ma rimane ancora fuori dal Patto sul metano a trazione euroatlantica nato in quegli stessi giorni.
Si registra, però, una volontà di collaborare anche in futuro – che è già un risultato importante considerando che la Cina aveva interrotto ogni sorta di cooperazione climatica all’indomani della visita dell’ex Speaker Nancy Pelosi a Taiwan nell’agosto del 2022. E nell’accordo di Sunnylands ci sono altri elementi – come la promessa cinese di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni in tutti i settori della sua economia nella prossima serie di impegni per il clima, che sarà presentata nel 2025 – che fanno pensare a un dialogo più strutturato. Entrambe le potenze sono alle prese con dilemmi interni sul clima, battaglie politiche da una parte e sicurezza energetica dall’altra, e per superare lo scetticismo servono binari solidi.
Tra le promesse degli zar del clima c’è quella di portare avanti “almeno cinque” progetti di cooperazione su larga scala per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della CO2 entro la fine del decennio, quella di ridurre la deforestazione e un impegno inedito sulla riduzione dell’inquinamento da plastica. Altri segnali di una volontà di cooperare andando avanti, che è uno degli elementi fondamentali dell’incontro tra i due presidenti, Joe Biden e Xi Jinping, in programma oggi, nell’ambito del summit Apec a San Francisco. Gli incontri a tema clima di Kerry e Xie (si erano visti anche a luglio) sono stati una delle direttrici attraverso cui le due superpotenze stanno riaprendo il dialogo, e la Cop28 è un’occasione per dimostrare al mondo di essere attori responsabili.
di Otto Lanzavecchia
Fonte https://formiche.net/2023/11/clima-usa-cina-accordo/