Rapporto Città-Clima 2023: Italia sempre più fragile, dal 2010 registrate 684 alluvioni, 86 frane e 166 esondazioni fluviali

Il "Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni" di Legambiente ha rilevato ancora una volta la forte vulnerabilità del Paese, soggetto dal 2010 a 684 allagamenti, 86 frane causate da piogge intense, con 166 esondazioni fluviali. Il 93,9% dei comuni italiani presenta almeno un‘area classificata a elevato rischio da frane e alluvioni. Ciononostante sono state ridotte le risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico, passando da 2,49 miliardi a 1,203 miliardi.

Alluvioni, frane ed esondazioni sono il 49,1% degli eventi calamitosi in Italia

L'Italia da 13 anni è soggetta da numerosi eventi catastrofici dettati da alluvioni e precipitazioni intense.

L'Osservatorio Città Clima di Legambiente dal 2010 al 31 ottobre 2023 ha registrato 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane da piogge intense, che rappresentano il 49,1% degli eventi.

 

Nel 2023 gli eventi alluvionali sono stati diversi e disastrosi:

EMILIA-ROMAGNA
-  Alluvione Emilia-Romagna: 280 frane in 58 Comuni differenti. Perchè così tanti fenomeni?
-  Alluvione Emilia-Romagna: le cause del disastro

TOSCANA

Maltempo: l'alluvione colpisce la Toscana, danni e disagi in tutta Italia

Fenomeni catastrofici in Italia: il 93,3% dei comuni è a elevato rischio di frane e alluvioni

Durante questo periodo, le regioni più colpite dagli allagamenti sono state la Sicilia, il Lazio, la Lombardia e l'Emilia-Romagna. Tra le grandi città, Roma, Agrigento, Palermo, Genova e Napoli hanno sperimentato un numero significativo di eventi.

Nonostante questa crescente vulnerabilità, il governo Meloni ha drasticamente ridotto le risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico, passando da 2,49 miliardi 1,203 miliardi. Questa decisione è particolarmente preoccupante considerando che l'Italia ha speso oltre 1,25 miliardi all'anno in media per la gestione delle emergenze.

LEGGI ANCHE:  Dissesto idrogeologico: servono 26 mld di euro per tutti gli interventi necessari
Il report CNI sul dissesto idrogeologico mostra come servano oltre 26 mld per risolvere il problema, quando negli ultimi 20 anni ne sono stati spesi appena 6.6. Ora però si può fare affidamento sui 14.3 mld del piano ProteggItalia e su ulteriori 2.4 mld del PNRR. Se ne è parlato nel corso del 67° Congresso CNI a Catania.

Dai dati di aggiornamento forniti dall’ Ispra  attraverso la piattaforma sul dissesto idrogeologico denominata idroGEO, da cui si evince come 1,3 milioni di persone vivano in aree definite a elevato rischio di frane e smottamenti e oltre 6,8 milioni di persone siano a rischio, almeno medio, di alluvione.

Sono 7.423 i comuni con almeno un‘area classificata a elevato rischio da frane e alluvioni. Si tratta del 93,9% dei comuni italiani e del 18,4% del territorio nazionale.

Gli impatti negli anni delle piogge intense ed esondazioni fluviali in Italia.
Gli impatti negli anni delle piogge intense ed esondazioni fluviali in Italia. (crediti immagine: Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni, Legambiente)

CONSULTA IL RAPPORTO CITTÀ-CLIMA 2023 (in fondo all'articolo negli Allegati)
Si parla di: Il dissesto idrogeologico in Italia, le opere e proposte corrette di sistemazione idraulica e le buone pratiche da attuare.

Le 5 Priorità su cui puntare secondo Legambiente

Il "Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni" di Legambiente sottolinea la crescente vulnerabilità dell'Italia agli eventi di alluvione e precipitazioni intense. Con dati impressionanti, il rapporto evidenzia la necessità di una gestione del territorio più sostenibile e orientata alla prevenzione.

Legambiente sottolinea l'urgenza di definire una nuova governance con una visione più ampia per la conoscenza, la pianificazione e il controllo del territorio. Le quattro priorità proposte includono:

  1. Approvare in via definitiva il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (al momento fermo dopo la fase di VAS, Valutazione ambientale strategica), emanare il decreto che stabilisce l’inizio della fase attuativa del Piano con l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici e individuare le linee di finanziamento stanziando adeguate risorse economiche (a oggi assenti) per attuare il Piano.
  2. Approvare la legge sullo stop al consumo di suolo che il Paese aspetta da 11 anni: la proposta di legge, il cui iter legislativo è iniziato nel 2012, è bloccata in Parlamento dal 2016, quando fu approvata dalla Camera dei deputati, prevedendo di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050. Negli ultimi 5 anni, secondo i recenti dati Ispra, il numero dei residenti italiani è diminuito di quasi 1,5 milioni di unità, ma nello stesso periodo il suolo urbanizzato è cresciuto di 32.000 ettari. Occorre, poi, far rispettare il divieto di edificazione nelle aree a rischio idrogeologico e i vincoli già presenti, riaprire i fossi e i fiumi tombati nel passato, recuperare la permeabilità del suolo attraverso la diffusione di Sistemi di drenaggio sostenibile (SUDS) che sostituiscano l’asfalto e il cemento.
  3. Bisogna superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi e non risolutivi; è necessario domandarsi se ha senso ricostruire negli stessi luoghi teatri di calamità naturali e, nei casi ad esempio di alluvioni, se nella pianificazione per la realizzazione di edifici e infrastrutture siano previste serie misure di adattamento. In città, ad esempio, è ormai fondamentale un intervento per la realizzazione diffusa di tetti e infrastrutture verdi, perché portano molteplici aspetti positivi, tra cui la cattura e il trattamento dell’acqua piovana , l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore.
  4. Urgente è la costituzione di una regia unica, da parte delle Autorità di bacino distrettuale, attualmente marginalizzate, per costruire protocolli di raccolta dati e modelli logico/previsionali che permettano di conoscere la tendenza delle precipitazioni e i loro impatti sul territorio.
  5. Bisogna essere preparati agli eventi estremi, attraverso il coinvolgimento dei cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane, la sensibilizzazione alla comprensione dei rischi (scarsità, inondazioni) e opportunità (recupero delle risorse idriche, riduzione delle pressioni antropiche). 

 

Cambiamenti previsti nelle precipitazioni giornaliere massime annuali per il riscaldamento globale
Cambiamenti previsti nelle precipitazioni giornaliere massime annuali a (a) 1,5 °C, (b) 2 °C e (c) 4 °C di riscaldamento globale rispetto al riferimento 1851-1900. Fonte: IPCC Sixth Assessment Report Working Group 1. (crediti immagine: Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni, Legambiente)

 

L'appello di Legambiente al Governo

L'associazione ambientalista fa appello al governo Meloni affinché agisca rapidamente per definire una nuova governance territoriale e affrontare quattro priorità cruciali per la gestione del rischio idrogeologico. Nel contesto della crisi climatica, Legambiente enfatizza l'importanza di adattarsi al cambiamento anziché cementificare ulteriormente il territorio italiano.

Il rapporto individua le carenze di una governance più ampia che integri conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. Inoltre, l'associazione invita il governo a considerare la convivenza con il rischio come elemento chiave, con attenzione ai piani di emergenza comunali e all'informazione dei cittadini.

In conclusione, Legambiente presenta una panoramica delle buone pratiche e dei progetti di successo, come il programma di depavimentazione a Milano e l'intervento di riqualificazione idraulica a Treviso. Questi esempi positivi dimostrano che una gestione del territorio mirata alla prevenzione può portare a soluzioni sostenibili e resilienti.

Fonte https://www.ingenio-web.it/articoli/rapporto-citta-clima-2023-italia-sempre-piu-fragile-dal-2010-registrate-684-alluvioni-86-frane-e-166-esondazioni-fluviali/