econdo il report “Europe's state of water 2024: the need for improved water resilience” appena pubblicato dall’European Environment Agency (EEA), «Inquinamento, degrado dell'habitat, impatti del cambiamento climatico e l'eccessivo sfruttamento delle risorse di acqua dolce stanno mettendo a dura prova i laghi, i fiumi, le acque costiere e le falde acquifere d'Europa come mai prima d'ora».
Il rapporto dell'EEA è la più grande valutazione sulla salute dei corpi idrici europei, che coinvolge oltre 120.000 corpi idrici superficiali e 3,8 milioni di km2 di corpi idrici sotterranei in tutta l'Ue e in Norvegia. Si basa sui dati riportati da 19 Stati membri dell'Ue, rappresenta l'85% dei corpi idrici superficiali e l'87% della superficie di corpi idrici sotterranei nell'Ue-27.
Inoltre, il report dell'EEA integra inoltre la prossima valutazione della Commissione europea del terzo piano di gestione dei bacini idrografici e del secondo piano di gestione del rischio di alluvioni, che farà il punto sullo stato di attuazione della direttiva quadro sulle acque e della direttiva sulle alluvioni nell'Ue.
Da tutto questo emerge che «L'Europa non è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di miglioramento della salute delle acque secondo le norme dell'Ue. Una migliore gestione delle acque è fondamentale per migliorare la resilienza idrica, alleviare le pressioni sulle acque e garantire ai cittadini europei, alla natura e all'industria acqua di buona qualità in quantità sufficiente».
Presentando il nuovo rapporto la direttrice esecutiva dell'EEA, Leena Ylä-Mononen, ha confermato che «La salute delle acque europee non è buona. Le nostre acque affrontano una serie di sfide senza precedenti che minacciano la sicurezza idrica dell'Europa. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per ripristinare la salute dei nostri preziosi fiumi, laghi, acque costiere e altri corpi idrici e per assicurarci che questa risorsa vitale sia resiliente e sicura per le generazioni a venire»
La pressione più significativa che impatta sia sulle acque superficiali che su quelle sotterranee è l’agricoltura e il rapporto EEA evidenzia che «Secondo il monitoraggio degli Stati membri, questo deriva dall'uso dell'acqua e dall'inquinamento dovuto all'uso intensivo di nutrienti e pesticidi. L'agricoltura è di gran lunga il più alto consumatore netto di acqua in Europa e, senza cambiamenti nelle pratiche, è probabile che la domanda di agricoltura irrigua aumenti con il cambiamento climatico».
Il rapporto EEA dimostra che, «Nonostante alcuni progressi, le acque e gli ecosistemi acquatici europei sono ancora gravemente colpiti dalle sostanze chimiche, prevalentemente dall'inquinamento atmosferico derivante dalla produzione di energia a carbone e dall'inquinamento diffuso da nutrienti e pesticidi provenienti dall'agricoltura. Anche il degrado dell'habitat è diffuso. Ad aumentare la sfida per proteggere gli ecosistemi acquatici si aggiunge il cambiamento climatico, che sta sconvolgendo i modelli meteorologici e aumentando ulteriormente le pressioni sulle risorse idriche e sulla gestione».
Secondo i dati comunicati dagli Stati membri dell'Ue, nel periodo 2015-2021, solo il 37% dei corpi idrici superficiali europei ha raggiunto uno stato ecologico "buono" o "elevato", una misura della salute dell'ecosistema acquatico, ai sensi della direttiva quadro sulle acque dell'Ue, e solo il 29% ha raggiunto uno stato chimico "buono".
LìEEA evidenzia che «Le misure adottate dagli Stati membri sono riuscite a evitare un ulteriore deterioramento dello stato delle acque dell'Ue, contrastando parte dell'inquinamento chimico e migliorando le prospettive di alcune specie, come cozze e crostacei, ma dall'ultimo ciclo di monitoraggio non è stato rilevato alcun miglioramento complessivo».
Le falde acquifere europee se la passano meglio delle acque superficiali, il 77% è in buono stato chimico e, in termini di fornitura, il 91% delle falde acquifere risulta in buono stato quantitativo. Ma il rapporto avverte che «Permangono problemi in termini di inquinamento da pesticidi e nutrienti. Le falde acquifere sono una fonte fondamentale della nostra acqua potabile e sono necessarie all'ambiente, all'agricoltura e all'industria».
L’EEA fa notare che «La scadenza stabilita dalla Direttiva quadro sulle acque (WFD) dell'Ue per raggiungere un buono stato per le acque superficiali e sotterranee era il 2015 e, al più tardi, il 2027. Al ritmo dei progressi attuali, questa scadenza non sarà rispettata».
IL report indica la strada da percorrere per migliorare la resilienza idrica dell'Europa: «Ridurre l'uso dell'acqua e migliorare l'efficienza sono fondamentali per affrontare lo stress idrico in agricoltura, industria e in casa. La definizione di obiettivi, focalizzati sul risparmio idrico o sulla riduzione della domanda, potrebbe aiutare a guidare l'azione e facilitare il monitoraggio dei progressi verso la resilienza idrica. Sono inoltre necessarie informazioni aggiornate e più tempestive sulla quantità e qualità dell'acqua per migliorare la gestione idrica. Le pressioni devono essere ridotte. L'inquinamento deve essere prevenuto in linea con gli obiettivi del piano d'azione per l'inquinamento zero dell'Ue . Nel breve termine, è necessario ridurre l'uso e prevenire il rilascio di sostanze nocive e nutrienti nell'acqua».
E il rapporto va nella direzione della Nature Restoration Law approvata recentemente con il voto contrario del governo Meloni e della destra italiana: «Il ripristino della natura , ovvero la riconnessione dei fiumi e delle loro pianure alluvionali e il ripristino delle zone umide e delle torbiere, possono dare vita ad ecosistemi di acqua dolce più sani e ricchi di biodiversità, in grado di fornire acqua di buona qualità, immagazzinando al contempo carbonio e mitigando l'impatto di eventi meteorologici estremi».
Fonte https://www.greenreport.it/news/acqua/3132-la-resilienza-idrica-delleuropa-minacciata-da-inquinamento-sfruttamento-eccessivo-e-cambiamenti-climatici